Racconto biografico

Giuseppe Gioachino Belli e alcuni luoghi ed eventi nella sua Roma (3/4)

di Maurizio Perfetti

Maurizio Perfetti da anni si occupa di Gioachino Belli. Ha scritto per Roma Felix un racconto biografico del poeta romanesco, che pubblicheremo in quattro parti, punteggiandolo con i sonetti e corredandolo di un’estesa e dettagliata bibliografia. La prima parte del racconto si trova qui. Mentre la seconda la potete leggere qui.

LA MARCHESINA VINCENZA (CENCIA) E LA “FORTUNA” EUROPEA.
Complici i viaggi, dei quali descrive avventure e personaggi, luoghi e compagni di carrozza, tanti sonetti sono composti viaggiando “in legno” e così identificati anche con la data; altri recheranno la firma “Peppe er Tosto”,

Cencia

il Poeta ci appare spesso eccitato e “goliardico” nei termini usati e nelle sue colorite descrizioni; non ci meraviglia perché sappiamo che vive la gustosa prospettiva, allontanandosi da Roma, di intrattenersi presto di nuovo con la marchesina Vincenza, la “sua” Cencia, nel palazzotto della famiglia Roberti a Morrovalle.
Si può facilmente constatare, scorrendo l’integrale collezione dei 2279 sonetti romaneschi, che gli anni più produttivi e fecondi sono racchiudibili in due periodi: 1830-37 e poi 1843-49.


Sarà opportuno qui segnalare che, sebbene nella certezza di non poter ufficialmente pubblicare i sonetti, che pure in qualche ristretta cerchia lui stesso legge e dunque in qualche modo fa “circolare” tra i frequentatori dei salotti, Belli si premura di avvertire gli uditori, quasi giustificandosi di certi contenuti e dell’uso di termini scurrili, che “scastagnamo ar parlà, ma aramo dritto”, così traducendo un epigramma latino di Marziale, erroneamente attribuito ad Ausonio in una lettera del 1832 all’amico e futuro consuocero Jacopo Ferretti: “lasciva est pagina nostra, vita proba”.
Un nuovo triste evento segna la vita e interrompe anche l’ispirazione del nostro, con la morte della povera Mariuccia, 2 luglio 1837, che ha avuto per anni la pazienza di sostenerlo moralmente e finanziariamente, nonostante la scarsa riconoscenza del beneficiato.

Ciro Belli – Foto della Raccolta de Alvariis (Ringraziamo l’autore per la pubblicazione)

Una vera disgrazia la cui notizia lo raggiunge mentre a Perugia è, come tante altre volte, in visita al figlio Ciro che studia ma non sempre con i risultati pratici e gli effetti sperati dal padre. Tornato subito a Roma trova la moglie composta nella bara e nella confusione deve già difendersi da creditori e loschi truffatori, tanto che nemmeno tempo dopo si saprà dove la poverina viene sepolta.
Nel 1838, sempre frequentando il prestigioso salotto, nella villa “fuori città” adiacente a Porta San Giovanni, della principessa russa Zenaide Wolkonsky, amante della cultura e di Roma in particolare, tanto da diventarne ospite fissa e anche, ad un certo punto da chiedere di essere accolta nella Chiesa Cattolica, Belli ha occasione di comporre e leggere altri suoi sonetti: da qui nascerà la sua “fortuna” presso la cultura europea, quella Russa in particolare. Tra i letterati presenti in città in quegli anni è il famoso scrittore russo, nato in Ucraina ma che morirà a Mosca, Nicolaj Gogol’, il quale apprezza profondamente i sonetti, giudicandoli molto affini ai propri racconti (Le anime morte, Il naso e Il cappotto i più popolari) per linguaggio e per i contenuti vivaci ironici e surreali.

298 (299). E FORA?

Tu che ssei stato a Spaggna a cconcià ppelle,
È vvero che Ppariggi è un gran locale,
Dove pe ddì mojje, tutt’uno, e ssale,
Se disce fame, sette galli, e sselle?

Ce sò llà ll’osterie, le carrettelle?
Pissceno com’e nnoi nell’urinale?
Le case pe annà ssù ccianno le scale?
Cala la luna llà? ssò assai le stelle?

Li muri sò de leggno o ssò de muro?
Va a Rripetta er carbone o a Rripagranne?
L’acqua de Trevi, di’, ffuma llà ppuro?

Chi Ppapa sc’è?… Li gobbi hanno la gobba?
Se troveno a Ppariggi le mutanne?
Ggira pe Rroma llà ttutta la robba?

7 dicembre 1831        Der medemo

Nicolaj Gogol’ – F. Moller – 1840

Ulteriore occasione di notorietà a livello europeo per i sonetti, verrà dal critico letterario francese de Sainte-Beuve al quale Gogol’ aveva parlato di uno “straordinario poeta romano” che scrive e interpreta nei salotti in un modo singolare le sue poesie.

909 (908). L’ISTORIA ROMANA

Che bbell’abbilità, cche bbella groria
De sapé rrescità sta filastroccola!
Cuanto faressi mejjo èsse una zoccola,
E nnun vienicce a ffà ttanta bbardoria!

Che mme ne preme un cazzo de l’istoria:
A mmé mme piasce de vive a la bbroccola,
Senza stamme a intontì, la sciriggnoccola,
E impicciamme li fili a la momoria.

E cche! ho da fà er teolico, er profeta,
Ho da incide le statue, li quadri,
M’ho da mette la mitria, la pianeta?!

Bast’a ssapé cc’oggni donna è pputtana,
E ll’ommini una manica de ladri,
Ecco imparata l’istoria romana.

Roma, 17 febbraio 1833

OSPITE DI PARENTI – MONSIGNOR VINCENZO TIZZANI – TEATRI – JACOPO FERRETTI.
Tuttavia, nonostante i successi e l’apprezzamento per le sue opere, il Poeta ha sempre una vita personale travagliata e difficile:

Maria Conti, Mariuccia

la morte di Mariuccia lo ha messo in gravi difficoltà perché, in tanta improvvisa rovina, non solo viene a mancare ogni sostentamento, ma deve abbandonare il Palazzo Poli che ha visto i giorni felici della famiglia e la nascita dell’adorato figlio Ciro. Ora devono cercare, e per fortuna trovano, accoglienza in casa di una zia, in Via Monte della Farina n. 18. Naturalmente si raffredda il rapporto con Cencia che lo invita senza successo a tornare presto a Morrovalle, anche se il rapporto resta vivo perché la figlia di lei, Matildina, si sta facendo una bella ragazza e potrebbe divenire un buon partito per Ciro.
Comunque il Poeta, non più in buona salute, incupito nel carattere, pessimista e anche piuttosto ipocondriaco, quasi smette di scrivere, fa testamento nel quale tra l’altro ordina che le sue carte, in particolare i sonetti romaneschi, sono da “bruciare”, tanto più perché c’è pericolo che certe “prese di posizione” possano nuocere alla carriera del figlio presso l’amministrazione pontificia.
Naturalmente gli amici di sempre, Biagini, Spada. Gnoli, Ferretti, si guardano bene dal pensare di dover obbedire e ancora più convinto ne è un altro grande amico, monsignor Vincenzo Tizzani che, da professore alla Sapienza e canonico lateranense presso San Pietro in Vincoli, dove in tempi passati Gioachino andava a trovarlo anche quotidianamente, viene nominato Vescovo di Terni nel 1843, nel 1848 tornerà a Roma e morirà col titolo di Patriarca di Antiochia nel 1892.

Monsignor Tizzani


Pochi svaghi, una festa a casa Torlonia, per il matrimonio tra il Principe Alessandro e la principessa Teresa Colonna, nella stupenda Villa sulla Nomentana, l’incontro a Ponte Mollo con amici di ritorno a Roma, non bastano a risollevare l’umore del nostro per fargli mettere mano di nuovo al Commedione.

1991. QUESTO GGIÀ LO SAPÉMIO DAR DECANE

Questo ggià lo sapémio dar decane
che jjeri sposò er prencipe Turloni,
quer prencipe che spenne li mijjoni
pe assiste er poverello e ddàjje pane.

Sippoi stanotte, pe ddiesciora sane,
senza la vesta e ssenza li carzoni,
li du’ sposetti siino stati bboni
lo sa Iddio bbenedetto e le zampane.

La cosa nun è llisscia: io pe mmé ttremo
che cquarche gguaio ce dev’èsse nato,
e che ppresto diranno: «In quanti semo?».

Ar bervedé cc’è ppoco, sor curato.
In cap’a nnove mesi lo vedemo.
Dar brodo se conossce lo stufato.

17 luglio 1840

Ma la vita “sociale”, nonostante tutto, non s’interrompe e resta la passione per i Teatri, del Valle e dell’Argentina abbiamo detto, dove comunque si possono fare incontri interessanti: infatti quando talvolta in scena si presenta Amalia Bettini, la diva dell’epoca sui palcoscenici dei teatri italiani, Gioachino è lì che non aspetta altro per lanciarsi alla conquista.

AMALIA CHE FFA DA AMELIA

Io compatisco assai chi nun ha intesa
la Bbettini a la Valle. Ah, ssi la senti!…
Bbast’a dd
í cche sti nobbili scontenti
sce stanno zzitti come fussi in chiesa.

Jer’a ssera, a li su’ scontorcimenti,
e in ner vedella su cquer letto, stesa,
io sciò ssurdato freddo, e mme so ppresa
la mi’ povera lingua tra li denti.

Sori romani mii, ve do un avviso.
Quella nun è una donna de sto monno:
è una fetta der zanto paradiso.

L’oro? E? ppoco pe llei. Nun è ppremiata.
Dunque che je daressi? Io v’arisponno:
La gujji de San Pietro imbrillantata.

6 ottobre 1835

La simpatia è ricambiata, ma non si “concretizza”, tanto più che l’attrice dopo non molto tempo si sposa con un altro ammiratore. Nuova delusione del nostro, anche per l’imprevisto matrimonio della Cencia di Morrovalle. Resta solo la speranza che “per interposti genitori” si uniscano Ciro e Matildina; vedremo.

Jacopo Ferretti

Le amicizie di Gioachino si diradano alquanto, ma resta ferma quella di sempre con Jacopo Ferretti, scrittore e librettista, autore tra gli altri del testo del capolavoro rossiniano La Cenerentola e di famose opere di Gaetano Donizetti, con il quale s’incontra anche ad Albano. Tuttavia i problemi di salute, veri o presunti, non danno tregua anche se può consolarsi finalmente con la riuscita negli studi del figlio, mentre è ancora stentata la produzione di sonetti che potrà riprendere nel ’42-43, una volta raggiunta una maggiore tranquillità quanto alla carriera nell’amministrazione statale, non per nulla sta per ottenere un pensionamento anticipato, e al definitivo raffreddamento, ormai ha superato la veneranda età dei 50…, delle passioni per Cencia e per Amalia Bettini che ha trovato marito.

AR ZOR COME SE CHIAMA.

Disce che vvoi, c’a cquella pascioccona
state in prescinto d’infilà ll’anello,
sete bbono in zur gusto d’un aggnello
e bbello com’un angiolo in perzona.

Ma avete una gran zorte bbuggiarona,
pe la raggione che ssi Iddio, fratello,
v’ha ffatto accusí bbono e accusí bbello,
lei puro è bbella bbella e bbona bbona.

Pe sta vostra bbellezza e bbontà ddoppia
quanno ve vedranno avanti ar prete
tutta la ggente strillerà: “Cche ccoppia!”.

Io solo ho da rimane co la sete
de vedevve ché er diavolo me stroppia
e mme tiè a Rroma a cciancicà ssegrete!

19 maggio 1842

 

La scelta dei sonetti di seguito elencati e la loro suddivisione in alcune categorie è del tutto personale e “arbitraria”, dettata dal desiderio di accompagnare i lettori verso l’opera del grande autore romano, nell’auspicio che chi vuol possa avvicinarsi con qualche curiosità e familiarità alla lettura integrale di un capolavoro
I Sonetti Romaneschi scelti ed elencati in appendice, con gli opportuni “link”, sono raggruppati per semplicità (ma alquanto arbitrariamente) in alcuni elenchi, sotto vari titoli.
Potete accedervi qui.

(3/4)

Roma, 24 gennaio 2017

 


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