Bellezza, storia e memoria: Museo Ebraico di Roma e Ghetto

Oltre duemila anni di storia della comunità ebraica di Roma e del suo straordinario legame con la città sono racchiusi nello splendido Museo Ebraico, allestito all’inter-

Una delle sale del Museo Ebraico.

no del Tempio Maggiore che sorge nell’area che fu il ghetto di Roma.
Inaugurato nel 1960, il museo riunisce le raccolte della comunità romana arricchite dal contributo degli Ebrei libici, giunti a Roma nel 1967. All’inizio era solo un piccolo ufficio allestito, dietro l’Arca Santa della Sinagoga, per accogliere i turisti che visitavano il tempio e il ghetto. Tra il 2000 e il 2001, grazie ai visitatori che negli anni si sono moltiplicati, la direzione del museo ha deciso di ingrandire l’ufficio e trasformarlo in un vero e proprio museo, attribuendogli il nome ufficiale di “Il Museo Ebraico”. I lavori di restauro sono durati cinque anni e l’inaugurazione è avvenuta il 22 novembre 2005.
L’allestimento attuale mette in risalto l’immortale fascino di una religiosità e di una cultura antica, che è raccontata attraverso 1500 arredi tra argenti romani del Sei e Settecento, pregiati tessuti provenienti da ogni parte d’Europa, pergamene miniate, calchi, paramenti e oggetti sacri, spesso inseriti nella ricostruzione di vere e proprie scene di vita tradizionale.

Una delle scene allestite all’interno del Museo Ebraico

Completano l’allestimento l’esposizione dei marmi provenienti dalle Cinque Scole, le cinque scuole ebraiche, ovvero le cinque sinagoghe, che avevano sede nel grande edificio che insiste oggi su Piazza delle Cinque Scole. Le cinque scuole erano: la Scola Nova, la Scola del Tempio, la Siciliana, di rito italiano, la Castigliana, di rito spagnolo, e la Catalana, la più importante dal punto di vista architettonico, costruita da Girolamo Rainaldi nel 1628. Intorno a ciascuna sinagoga si raccoglieva una comunità ebraica che si differenziava dalle altre in base alla provenienza e anche, in parte nel rito. La Scola del Tempio ad esempio era frequentata dagli ebrei locali, la Scola Nova da quelli che venivano dai piccoli centri del Lazio, quella Siciliana era per gli Ebrei profughi dall’Italia meridionale, mentre quella Catalana e quella Castigliana era per gli Ebrei profughi dalla Spagna. Queste ultime tre sinagoghe seguivano il rito sefardita. L’arrivo delle tre comunità di rito sefardita dalla Spagna, dalla Sicilia e dal Portogallo risale al 1492.
I marmi raccolti coprono un periodo che va dal XVI al XIX secolo, e documentano aspetti diversi della comunità ebraica romana, quali ad esempio l’acquisizione di terreni per l’allestimento di un cimitero o la proibizione di portare il pane lievitato vicino al forno per le azzime.

Parochet rossa esposta all’interno del Museo Ebraico


Nel museo sono anche raccolti i documenti della propaganda fascista contro gli Ebrei e altri oggetti che segnarono gli anni della guerra durante i quali, solo dal ghetto di Roma, all’alba del 17 ottobre 1943, 1259 persone della comunità furono rastrellate, per essere deportate e uccise nei campi di concentramento nazisti.
Durante la visita sarà possibile ammirare anche i vestiti e i paramenti indossati per i rituali propri della comunità ebraica italiana. Il rito degli Ebrei italiani è, infatti, differente da quello degli altri riti ebraici poiché la comunità romana non è né sefardita, ovvero legata agli Ebrei provenienti dalla penisola iberica, né ashkenazita, ovvero legata agli Ebrei provenienti dall’Europa orientale.
Gli Ebrei a Roma sono, forse, i soli abitanti della città che possono vantare una presenza ininterrotta di oltre duemila anni. Essi, sulle rive del Tevere, infatti, costituirono una delle comunità più antiche in Europa. Il primo insediamento ebraico in Italia, a Ostia antica lungo la via Severiana, risale alla prima metà del I secolo avanti Cristo, così come testimoniato dai resti della Sinagoga, ancora oggi considerata la più antica in mondo Occidentale mai riportata alla luce, alcuni reparti della quale sono conservati proprio all’interno del museo.
Praticamente contemporaneo dovrebbe essere il primo nucleo della comunità ebraica romana che si accrebbe notevolmente con l’arrivo dei prigionieri portati a Roma tra il 63 e il 61 avanti Cristo, in seguito alla campagna di guerra di Pompeo in Giudea, anche se le prime testimonianze di contatti ufficiali tra Gerusalemme e Roma risalgono alle ambascerie inviate dai Maccabei a partire dal 161 avanti Cristo, per stringere patti di alleanza con i Romani contro il predominio dei Seleucidi.
Da quanto scrive Cicerone nell’orazione Pro Flacco, questa comunità iniziale era strettamente legata a quella palestinese tanto che ancora nel 59 avanti Cristo essa mandava il contributo per il Tempio.

Uno degli argenti conservati all’interno del Museo Ebraico.


E’ di fatto impossibile riassumere la storia di una comunità così antica in poche righe, ma un altro evento importante è la rivolta degli Ebrei al governo romano che si tradusse nelle guerre giudaiche che si succedettero dal 66 al 135 dopo Cristo. La conclusione della Prima Guerra Giudaica, dal 66 al 70 dopo Cristo, fu segnata dalla distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme ad opera di Tito.
I bassorilievi dell’arco di Tito, che raffigurano il corteo trionfale dell’imperatore, con il candelabro a sette bracci e gli arredi depredati dal Tempio, tramandano la memoria della conquista di Gerusalemme, in seguito alla prima Guerra Giudaica intrapresa da Vespasiano e portata a termine dal figlio. Si sanciva così la dispersione degli Ebrei nell’Impero. Con l’arrivo degli schiavi portati da Tito e i numerosi esuli, Roma divenne sede di una delle più importanti comunità della diaspora, contando a quel punto circa 50.000 presenze ebraiche.
Fino al 1555 gli Ebrei romani vissero sostanzialmente liberi, sebbene vessati, all’interno della città. Fu, infatti, in questo anno che Paolo IV revocò la maggior parte dei diritti della comunità e ordinò la costruzione del serraglio, ovvero del Ghetto all’interno del quale la comunità fu fino al 1870, quando con l’unità si ebbe l’equiparazione dei cittadini di origine ebraica con gli italiani.

Libri scampati al passaggio dei nazisti nel Ghetto di Roma.


All’interno del museo è allestita una sala che riguarda anche la lingua e la cucina, lo spazio urbano e l’architettura, l’istruzione e gli organismi di assistenza, ovvero la vita quotidiana nel ghetto di Roma. E’ anche per questo che alla visita al museo farà seguito una passeggiata nelle strade e nei vicoli di ciò che resta del Ghetto di Roma.
Per un ulteriore approfondimento sulla storia del Ghetto si rimanda all’articolo “Roma degli Ebrei. Il Ghetto”.

Roma,


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