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  1. Fondo Carità

    slidexromafelix

    In collaborazione con Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e Fondo Carità: Aiutiamo chi soffre e chi ha bisogno.

  2. Quartieri

    Tor Pignattara,
    il fascino del quotidiano

    Multietnica, ribelle, libertaria: la vocazione di una borgata
    ricca di storia passata e recente

    Bengalesi, indiani, arabi, africani, romeni, cinesi. Negozi di kebab, di frutta e verdura e chincaglieria varia. E decine di call center per inviare valuta all’estero e per collegarsi via internet con le famiglie d’origine. Poi la storica scuola elementare del quartiere, la “Carlo Pisacane”, ormai frequentata in maggioranza da

    C215 - Via Ciro da Urbino

    C215 – Via Ciro da Urbino

    bimbetti stranieri. E ancora, donne con grappoli di ragazzini al seguito, avvolte dai loro coloratissimi abiti tradizionali: le vedi sfilare soprattutto di domenica, alla “controra”, come si dice a Roma, quando le strade del quartiere sono semideserte per via del grande pranzo di famiglia.

    È questa mescolanza tra persone provenienti dai luoghi più poveri del mondo a rendere Tor Pignattara uno dei quartieri più vivaci di Roma, tanto da surclassare ormai il vicino e celebratissimo Pigneto. Qui l’arte urbana sta assumendo, tra l’altro, un ruolo importante: progressivamente, grandi e piccoli muri si stanno rivestendo delle opere di artisti di strada famosi in tutto il mondo come Jeff Aerosol e C215. Artisti che qui, per la prima volta, si sono cimentati con la pittura murale come Aakash Nihalani. O artisti giovani che hanno saputo imporsi all’attenzione dell’arte contemporanea, quali Etam Cru o ancora artisti italiani molto noti anche sulla scena internazionale come David “Diavù” Vecchiato, Nicola Alessandrini e Lucamaleonte. Questi ultimi hanno attuato un  progetto più vasto di arte residente di cui il murales è solo l’espressione più evidente, ma che prevede anche la realizzazione di un video.  Non mancano inoltre centri culturali, biblioteche e feste organizzate grazie alla collaborazione tra giovani italiani e stranieri.

    In realtà, traffico, caos, rumore, confusione, mescolanza di culture non sono caratteristiche solo di oggi: il quartiere di Tor Pignattara se le porta dietro dal giorno della sua nascita, avvenuta alla fine dell’Ottocento, quando per essere “extra-comunitari” bastava non essere nati a Roma. E il mercato chiassoso che si dipana lungo l’omonima via esisteva già agli inizi del Novecento e provocava allora problemi di viabilità forse maggiori di quanti non ne provochi oggi.

    Ciò che è cambiato profondamente è la fisionomia dell’intero territorio. La Marranella, Tor Pignattara, il Borghetto degli Angeli, la Certosa erano un tempo realtà separate, disperse nella campagna, che lentamente, con l’espandersi della città, hanno finito con il fondersi, perdendo in parte le loro caratteristiche originali.

    Tor Pignattara oggi è il cuore pulsante di un vasto territorio della periferia sud-est di Roma, strutturato dalla croce viaria formata da via Casilina, via di Tor Pignattara e via di Acqua Bullicante – che prende il

    Anna Magnani - Diavù - Cinema Impero

    Anna Magnani – Diavù – Cinema Impero

    nome da un fiume che scorreva da queste parti, i cui flutti contenevano idrogeno solforato, e dunque “bollivano” – cui fanno da corona altri quartieri popolari quali il Prenestino e Villa Gordiani, il Tuscolano, il Pigneto, Centocelle e il Casilino 23. Oggi un’area intensivamente abitata, sfigurata dalla speculazione edilizia iniziata nel dopoguerra e selvaggiamente proseguita fino agli anni  ’70, che ha completamente inglobato, a volte nascondendole, importantissime testimonianze archeologiche.

    Qui infatti, lungo la via Casilina, che per i romani era la via Labicana, sorgeva l’enorme villa dell’imperatore Massenzio, completamente distrutta da Costantino che, per cancellarne definitivamente la memoria, fece edificare al suo posto il mausoleo dedicato alla madre sant’Elena.

    Qui sorgono e sono state riaperte da poco tempo le bellissime catacombe dei santi Marcellino e Pietro, e sempre in questa zona sono state ritrovate le testimonianze del cimitero degli Equites singulares, vale a dire le guardie del corpo degli imperatori romani, che erano di stanza e si allenavano nella villa di Massenzio.

    Ma la storia del quartiere di Tor Pignattara è lunga e attraversa i secoli. Qui, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, si è giocata una partita decisiva per le sorti dell’occupazione nazista di Roma e del Sud dell’Italia. Già l’8 settembre 1943, annunciato l’armistizio con le truppe alleate, alcuni partigiani

    Scritta d'epoca

    Scritta d’epoca

    attaccarono i tedeschi lungo le vie Prenestina e Casilina fino alla Tuscolana e all’aeroporto di Centocelle, e in piazza della Marranella si svolse un aspro combattimento. Per tutto il periodo dell’occupazione nazista seguirono decine di azioni mordi-e-fuggi e conflitti a fuoco contro le truppe tedesche e soprattutto contro i mezzi diretti verso sud per portare rifornimenti a Cassino.

    Un quartiere “ribelle” insieme al vicino Quadraro e alla vicina Centocelle. Un territorio d’azione sia per i GAP che per Bandiera Rossa: al numero 21 di via di Acqua Bullicante c’era il laboratorio di falegnameria di Luigi Forcella, uno dei responsabili dei GAP zona VIII che operava in questo quadrante della città. Il posto, all’occorrenza, fungeva da deposito di armi. Un altro comandante dei GAP del quartiere, Valerio Perrucchini, venne arrestato dalla Gestapo e ucciso alle Fosse Ardeatine.

    Alcuni residenti di Tor Pignattara vennero chiamati a combattere fuori città. Tra loro i fratelli Franco e Bruno Bruni, di 20 e 18 anni, e Giordano Sangalli. Appartenevano tutti e tre alla Brigata Autonoma Stalin.

    La visita a Tor Pignattara, come molte delle visite organizzate da Roma Felix, sarà quindi, ancora una volta, l’occasione per raccontare storie grandi e piccole di Roma, lasciando parlare anche i muri dipinti da tanti artisti in questi anni. E per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita per libertà.

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  3. Musei e gallerie

    I Colonna: potere e fasti
    di una grande casata

    Il Palazzo e la Galleria Colonna in piazza Santi Apostoli

    Il palazzo, la galleria, la piazza: il quartier generale dell’antica e potentissima famiglia Colonna è racchiuso per buona parte in piazza SS. Apostoli.galleria colonna 4 Anche se architettonicamente non è fra gli edifici più interessanti di Roma, il palazzo è di estrema importanza storica perché ha rappresentato per lungo tempo uno dei caposaldi della vita romana. Discendenti dai conti di Tuscolo, che dominarono la città attorno all’anno Mille, i Colonna furono per secoli a capo di fazioni e protagonisti delle lotte baronali che li opposero più volte al papato. Forse il momento più alto delle ostilità fu raggiunto alla fine del Duecento, quando la famiglia rivale dei Caetani, cui apparteneva papa Bonifacio VIII, se ne stava arroccata nelle proprie fortificazioni addossate alla vicina Torre delle Milizie, pronta a sferrare l’attacco proprio contro i Colonna.

    L’attuale palazzo ebbe origine dalla costruzione che agli inizi del Quattrocento papa Martino V Colonna, venuto a vivere dal Vaticano nelle case della sua famiglia già esistenti in piazza SS. Apostoli, fece erigere presso il fianco della chiesa dove sorgeva un’antichissima torre appartenente anch’essa alla zona fortificata dei Colonna.

    Sul lato destro della chiesa dei SS. Apostoli, alla fine del Quattrocento, il cardinale Pietro Riario fece a sua volta costruire una sontuosa dimora sopra una casa che era appartenuta a Basilio Bessarione, cardinale titolare nel 1439, grande umanista e fautore della riunificazione della Chiesa cattolica con quella ortodossa. Un’altra palazzina, con funzione di luogo di delizia posta davanti al giardino che scendeva lungo le pendici del Quirinale, era stata edificata dal cardinale Giuliano della Rovere. Fu questi, divenuto papa Giulio II, a cedere ai Colonna ambedue le costruzioni come dono di nozze per l’ingresso di una sua nipote nella nobile casata. Nel Seicento vennero realizzati grandi lavori cui misero mano Antonio Del Grande e Girolamo Fontana, ma che furono conclusi da Nicola Michetti nel 1730, all’epoca di Filippo Colonna, in un momento di grande splendore della famiglia.galleria colonna

    L’esterno di Palazzo Colonna è piuttosto modesto, ma si riscatta con la sontuosità delle dimensioni e delle decorazioni degli interni. Di tale magnificenza costituiscono un saggio gli splendidi ambienti della Galleria, inaugurata da Filippo Colonna nel 1703: più volte paragonata al fasto della Galleria di Versailles, è suddivisa in tre ambienti diseguali da due grandi arcate sostenute da enormi colonne di marmo giallo antico. Le volte sono fastosamente decorate con affreschi che esaltano le glorie del casato e soprattutto quelle di Marcantonio, vincitore dei Turchi a Lepanto. Grandi specchiere dipinte, lumiere veneziane, stucchi dorati, antiche statue addossate alle pareti, centinaia di dipinti formano un complesso di enorme ricchezza, in un’atmosfera di esaltazione dell’arte e della bellezza.

    Tra i tanti capolavori, da segnalare lo splendido dipinto del Bronzino raffigurante Venere, Cupido e Satiro,

    Mangiafagioli -

    Mangiafagioli – Annibale Carracci

    La Notte del Ghirlandaio, il celebre Mangiafagioli di Annibale Carracci, erroneamente attribuito per un certo periodo al Caravaggio. E altri capolavori del Guercino, Salvator Rosa, Tintoretto, Francesco Salviati, Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Andrea del Sarto.

    Questa raccolta d’arte è, con quelle dei Doria Pamphilj, Rospigliosi-Pallavicini, Borghese e Spada, fra le poche superstiti delle collezioni delle grandi famiglie nobiliari romane.

    Grandi personalità si succedettero nei secoli in questo palazzo, da Ludovico il Bavaro a Petrarca e ai grandi di casa Colonna, come Marcantonio e Vittoria, la grande amica di Michelangelo.

  4. Itinerari

    Le “madonnelle di Roma

    Le edicole sacre della devozione popolare

    Una caratteristica tutta romana sono sempre state le edicole sacre, per la maggior parte

    madonella3dedicate al culto della Vergine e perciò dette anche “madonnelle”. Il numero, la varietà e la ricchezza decorativa colpivano i viaggiatori che spesso ne hanno tramandato la memoria. Dovettero essere a migliaia prima della Repubblica giacobina di fine Settecento se, ancora nel 1853, dopo molte distruzioni, se ne inventariavano ben 1.543.

    Oggi sono ridotte a poche centinaia – forse 540 – ma costituiscono ugualmente una nota peculiare del centro storico di Roma. Anche se in uso fin dal Medioevo e dal Rinascimento in molte città non soltanto italiane, esse conobbero la loro massima diffusione a Roma, in relazione alla particolare intensità della venerazione mariana dell’Urbe e finirono per costituire un elemento saliente del costume.

    continua…