I porti di Claudio e Traiano a Fiumicino

Nel II secolo avanti Cristo, in età repubblicana, il sistema portuale a servizio di Roma si basava sui porti marittimi di Ostia, alla foce del Tevere, di Pozzuoli, Puteoli, nel

Cartina degli scavi di Ostia antica dove si evince il cambio di corso del Tevere.

golfo di Napoli e sullo scalo fluviale interno della città, l’emporium, realizzato sulla riva sinistra del Tevere nella pianura ai piedi dell’Aventino, attualmente compresa nel territorio del rione di Testaccio, che divenne rapidamente il centro logistico della città.
Il porto di Ostia, realizzato secondo la leggenda dal re Anco Marcio, non è mai stato localizzato, e le ipotesi più accreditate, a questo proposito, sono due. La prima sostiene che la città fondata da Anco Marcio sia, probabilmente, da identificarsi con Ficana, i cui resti sono stati ritrovati presso l’attuale Acilia. Questa ipotesi è sorretta dal fatto che, a tutt’oggi, gli scavi di Ostia la sua parte più antica, ovvero il castrum, che è di epoca successiva al regno di Anco Marcio. La seconda ipotesi è che il porto di Ostia antica sulla sponda del Tevere sia stato completamente cancellato dalla disastrosa inondazione del 1557 che cambiò completamente il corso del fiume, allontanandone, per altro, il percorso dal centro della città e dal sistema di magazzini.

Mosaico dal Piazzale delle Corporazioni in cui è mostrato il trasbordo delle merci da un’imbarcazione all’altra.

Dai dati, anche iconografici, che si hanno a disposizione, è certo, invece, che l’utilizzo dell’antico porto di Ostia era reso difficoltoso dai continui insabbiamenti causati dall’azione congiunta del Tevere, che portava una gran massa di detriti, e del mare, tanto che le navi più grandi di fatto non attraccavano quasi mai nel porto. Esse venivano perciò scaricate, o caricate, a largo della foce con l’uso d’imbarcazioni più piccole. Queste poi risalivano il fiume fino a raggiungere l’approdo in città, l’emporium.
L’importanza per Roma di disporre di un porto più sicuro, indusse l’imperatore Claudio a far costruire, a partire dal 42 dopo Cristo, un nuovo scalo marittimo a circa 3 km a nord di Ostia. Il progetto comprese la realizzazione di un grande scalo che occupava una superficie di circa 150 ettari. Il nuovo porto, terminato da Nerone e inaugurato nel 64 dopo Cristo, era costituito da un bacino portuale scavato in parte a terra e in parte del mare. Per la realizzazione del faro, copia di quello di

Porto di Claudio e Traiano, ricostruzione.

Alessandria d’Egitto, fu creato un isolotto artificiale, affondando e riempendo di terra e enormi pietre la grande nave mercatile con cui l’imperatore Caligola aveva trasportato l’obelisco egizio, destinato al circo Vaticano, che ancora oggi si trova in piazza San Pietro. Il bacino fu dotato di canali che assicuravano il collegamento tra il mare, il porto di Claudio e il porto fluviale di Ostia antica. In questo modo le navi potevano risalire il Tevere raggiungendo il punto di attracco urbano dell’emporium.
In pochi anni però le condizioni ambientali cambiarono e le correnti marine provenienti da Nord – Ovest provocarono il progressivo e inarrestabile insabbiamento del bacino portuale.
Questo fu uno dei motivi principali, insieme al fatto che l’Impero Romano raggiunse il massimo della potenza economica e militare, che spinse l’imperatore Traiano, ad affidare il progetto per la realizzazione di una nuova struttura portuale all’architetto Apollodoro di Damasco. Il porto di Traiano vide la luce tra il 110 e il 112 dopo Cristo.
Il fulcro del nuovo scalo marittimo era rappresentato dal bacino dalla caratteristica forma esagonale, che, si calcola, permetteva l’attracco contemporaneo di 200 grandi navi e che fu interamente scavato nella terraferma e collegato al Tevere da un nuovo sistema di canali. Il faro del nuovo porto fu costruito quale copia di quello del porto di Leptis Magna, nell’attuale Libia.

Porto di Traiano

Il grande porto esterno di Claudio non fu dismesso, ma continuò a funzionare come rada, il cui uso era assicurato da dragaggi programmati. Analogamente continuarono a essere utilizzati i canali fatti costruire da Claudio. Il bacino esagonale era collegato a quello di Claudio, attraverso un canale interno, mentre dalla Darsena un canale trasverso permetteva di raggiungere la Fossa Traiana. Da qui le merci potevano risalire il Tevere e raggiungere l’emporium, o andare verso ostia e la foce. Oltre a queste due vie d’acqua le merci potevano muoversi via terra attraverso la Via Portuense e la via Flavia-Severiana.
Intorno al bacino esagonale e sui moli lungo i canali di collegamento del porto di Traiano fu edificata una serie di grandi edifici di servizio destinati soprattutto all’immagazzinamento, un tempio e un complesso termale. In un’area compresa tra i bacini di Claudio e di Traiano, in un punto centrale del sistema, fu costruito il

Porto di Claudio e Traiano – Cartina d’epoca.

Palazzo Imperiale e altri edifici amministrativi a esso associati. Nella stessa area sono stati recentemente individuate strutture forse pertinenti ad arsenali, i probabili cantieri navali.
Nasceva così il nuovo centro abitato di Portus, che divenne il principale scalo marittimo di Roma, capace di assolvere la sua funzione almeno fino al VI-VII secolo dopo Cristo. Questa cittadina ottenne, nel 314 dopo Cristo, dall’imperatore Costantino il tutolo di civitas, fatto che le garantiva la totale autonomia amministrativa da Ostia.
Così come prima a Ostia anche a Portus la maggior parte degli edifici erano horrea, ovvero magazzini. Questi insieme a quelli dell’emporium costituiscono una delle più grandi aree logistiche di epoca antica, così come il porto di Traiano è il porto romano che è arrivato meglio conservato fino a noi.

Rapporti tra il porto di Claudio, quello di Traiano e i collegamenti con Roma e Ostia.

Negli stessi anni, Traiano fece costruire anche il porto di Centumcellae, Civitavecchia, 80 km a nord di Roma. Con la costruzione di Portus sia Pozzuoli che Ostia non cessarono di funzionare, ma anzi furono potenziati: il primo in quanto organizzato centro portuale a Sud di Roma in un’area di grande importanza economica, la seconda soprattutto come grande polo amministrativo e commerciale, legato direttamente alla città attraverso il Tevere e la via Ostiense, collegata a Portus con un canale e al Sud per mezzo della via Flavia-Severiana.
A oggi l’area archeologica del Porto di Traiano è formata da realtà distinte. Quello che resta del porto di Claudio è un’area in prossimità dell’aeroporto di Fiumicino, territorio in cui ricade anche il Museo delle Navi Romane.
Il porto di Traiano, ovvero il bacino esagonale, separato dal primo, nonostante oggi si trovi in piena terraferma, effetto dell’azione del Tevere nei secoli, è ancora perfettamente leggibile. Il parco del Porto di Traiano è attualmente una riserva naturale protetta di grandissimo valore culturale e naturale, in cui i resti dell’antico impianto portuale si legano al patrimonio arboreo e agli specchi d’acqua, in una

Oasi di Porto.

unità armonica resa suggestiva dalle tracce del tempo e dall’ambiente creato con la bonifica delle paludi nei primi decenni del 1900. Il parco sorge sul terreno di sedimentazione depositatosi in circa duemila anni nell’antico bacino portuale che, all’inizio dell’età moderna, XV secolo, era ormai completamente insabbiato e trasformato in palude. Nel 1924 Giovanni Torlonia, con l’intento di trasformare il sito in tenuta agricola modello, iniziò quelle opere di bonifica idraulica e di piantumazione che trasformarono radicalmente l’area quale oggi si può vedere, nelle sue linee essenziali. Dell’iniziale tenuta Torlonia 32 ettari sono tornate al demanio.

Roma, 7 agosto 2018


Nessun commento

No comments yet.

RSS feed for comments on this post. TrackBack URL

Sorry, the comment form is closed at this time.