Civis, Civitas, Civilitas.

Italo Gismondi nasce a Roma il 12 agosto 1887 e diventa architetto e archeologo. Agli inizi del Novecento viene nominato direttore degli scavi di

Italo Gismondi mentre lavora alla realizzazione de Il Plastico.

Ostia, e per più di quarant’anni il suo interesse principale sarà proprio quello di studiare e rivelare la storia dell’antica città romana.
Probabilmente il motivo per cui Gismondi è però noto al vasto pubblico è un altro: la realizzazione tre il 1935 3 il 1971 di un plastico di Roma. Il Plastico, così famoso da meritarsi il titolo con la lettera maiuscola e di non aver bisogno di altre specificazioni, rappresenta, in scala 1:250, la città di Roma agli inizi del IV secolo, quando regnava Costantino.
Inizialmente Gismondi realizza solo il centro monumentale della città antica. Questa parte de Il Plastico sarà pronta per l’allestimento della Mostra Augustea della Romanità del 1937 e verrà realizzato all’interno degli edifici dell’ex pastificio Pantanella, utilizzando tutte le fonti disponibili a partire dalla Forma Urbis, così come era stata ricostruita e pubblicata da Rodolfo Lanciani.

Il Plastico di Gismondi – Una veduta d’insieme.

Per i monumenti, di cui restava e resta ancora testimonianza, furono realizzati piante e prospetti, per le unità abitative, che per la maggior parte nel tempo erano e sono andate disperse, furono realizzati alcuni modelli rappresentativi dell’edilizia romana.
Il Plastico è realizzato in gesso alabastrino, con armature in metallo e fibre vegetali. L’intera opera è costituita da circa 150 telai, assemblati, quasi sempre, lungo gli assi stradali.
Successivamente alla Mostra Augustea della Romanità del 1937 Il Plastico venne ampliato e finì con il rappresentare tutta l’area urbana dell’antica Roma compresa dentro le Mura Aureliane. Il Plastico trovò la sua naturale casa all’interno del Museo della Civiltà Romana inaugurato all’EUR nel 1955.
Ma l’opera di Gismondi non si ferma qui. Egli infatti realizzerà non solo Il Plastico ma molti altri modelli. Di questi cinquantotto sono esposti insieme

Foro di Pompei.

a sei calchi di sculture rappresentanti famosi personaggi del mondo romano alla mostra Civis Civitatis Civilitas.
L’opera di Gismondi è un’operazione di enorme interesse perché risponde all’esigenza di indagare una realtà complessa, quale una città antica come Roma che ha conquistato il mondo antico ponendosi al suo centro, utilizzando strumenti materiali, quali il modello in scala, anticipando quello che oggi viene realizzato attraverso la realtà virtuale. L’importanza di questo tipo di approccio, il suo significato e le sue ricadute sono assolutamente contemporanei, basti pensare che dal 1996 un team di esperti sta realizzando un’applicazione per cellulari e visori 3D, nonché un sito, che è una ricostruzione tridimensionale della città di Roma Antica all’interno delle Mura Aureliane permettendone una visita virtuale, proprio a partire dalla suggestione sollecitata dall’opera di Gismondi.
Interpretare il mondo antico, e in particolare quello delle più grandi civiltà del passato del bacino del Mediterraneo come il mondo romano e quello greco, attraverso la sua realtà urbanistica e architettonica, dove architettura e urbanistica sono filosofia di vita e definizione di rapporti

Meta Sudans.

anche sanciti dal diritto e dalle leggi, ha una lunga tradizione che vede ad esempio in Giovan Battista Piranesi un punto di riferimento fermo e importante, che certamente Gismondi ha tenuto presente nel suo lavoro.
Nella mostra in corso ai Mercati di Traiano viene però fatto un passo ulteriore poiché la realtà della cultura romana viene divisa in sette macrotemi che indagano e sono direttamente connessi con la vita del Civis, cioè del cittadino romano, con la Civitas, che nel mondo romano indicava sia lo status giuridico della cittadinanza romana, che l’insieme dei cittadini romani, quanto un insediamento rubano non organizzato in urbs, ovvero in città, e la Civilitas, ovvero l’arte di governare la società.
Il primo tema è quello degli spazi pubblici e qui vengono presentati i modelli che descrivono i Fori, le Curie, i Capitolia e i templi. Quindi l’acqua nel decoro della città attraverso la descrizione delle fontane, dei ninfei e ovviamente delle terme. Non può mancare il tema dello spettacolo,

Ninfeo di Side.

espressione sociale per antonomasia, indagato con i modelli di teatri e anfiteatri. Archi trionfali e onorari e le porte urbiche sono l’occasione per parlare del trionfo, dell’onore e del passaggio. Il commercio è descritto attraverso i mercati e la memoria, declinata in individuale, familiare e dello Stato, attraverso i modelli dei sepolcri e dei monumenti. Infine le infrastrutture, forse uno degli aspetti più caratteristici del mondo romano, con modelli di ponti, acquedotti, cisterne e castelli di distribuzione dell’acqua.
Con questa tipologia di edifici pubblici e privati Roma antica si estende nel mondo antico oltre le sue mura, e in ogni punto dell’impero che a partire dal Mediterraneo si irradierà verso tutti e quattro i Punti Cardinali. Questo aspetto viene affrontato in mostra mettendo a disposizione del visitatore i modelli relativi a diverse città del mondo romano. Così accanto al modello

Mercato di Sertius a Timgad.

del Foro di Augusto, troviamo quello della città di Pompei, tra i ninfei viene presentato quello della città di Side, e tra i mercati quello di Sertius a Timgad, tra i monumenti funebri il mausoleo dei Giulii a Saint Rémy, e tra gli archi quello di Besançon.
Quando Roma conquistava con il suo esercito un territorio, questo veniva subito sottoposto all’organizzazione giuridica e legislativa di Roma e anche l’organizzazione urbanistica cambiava: lo spazio veniva organizzato in maniera regolare intorno al cardo e ai decumani, con il Foro al centro. Questa organizzazione non riguardava solo le città di nuova creazione, ma investiva anche centri già esistenti. Ostia, che essendo nata come castrum e con funzioni difensive e non possedeva un Foro, in questo senso può essere una realtà esemplificativa: il Foro viene creato quasi a viva forza sotto il governo dell’imperatore Adriano, nel 120 dopo Cristo, interrompendo il decorso del cardine massimo e posizionando qui il Capitolium.

Teatro di Dougga.

Il Capitolium a Ostia, ma in tutte le città romane è la struttura che segna il passaggio definitivo al mondo romano, la completa assimilazione ad esso. Il Capitolium viene posto in posizione dominante nel Foro, e assume il ruolo di portare dentro la realtà conquistata o creata ex novo il simbolo più emblematico di Roma: il tempio dedicato alla Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva. In mostra vengono esposti i modelli del Capitolium di Pompei e di Brescia tra i tanti possibili.
Con il Capitolium arrivano gli edifici destinati alle principali funzioni pubbliche: la Basilica, per amministrare la giustizia, la Curia, una sorta di replica del Senato di Roma dove si riunisce il Consiglio Cittadino e il Macellum dove si scambiano le merci.
La nuova città sarà dotata quindi di tutte le infrastrutture necessarie al suo funzionamento: acquedotti e fontane, come la Meta Sudans di cui in mostra è esposto il modello, strade e ponti, mura e porte. Ma arrivano anche i

Arco di Besançon.

luoghi di aggregazione per antonomasia: gli anfiteatri, il Colosseo ma non solo, e i teatri, come quello di Dougga, dove tutti i cittadini si riuniscono e dove la classe politica e aristocratica si mostra al suo popolo.
Ma la mostra non è solo fredda e scientifica elencazione di monumenti, ma anche ricostruzione della vita attraverso la testimonianza di chi quella vita la ha vissuta e la ha descritta, oppure ne ha studiato e analizzato alcuni aspetti problematici. Così lungo il percorso si possono ascoltare le narrazioni degli autori classici che investono gli ambiti più diversi. Il retore Elio Aristide declama all’imperatore Antonino Pio nel II secolo dopo Cristo l’orazione “a Roma”, in cui vengono descritti con chiarezza evidente tutti i motivi per cui il dominio di Roma si esplicava con tale grandezza e determinazione.
Seneca lamenta all’amico Lucilio di non riuscire a studiare in casa perché essa è troppo vicina alle terme, e da queste proviene un tale trambusto che egli ne è continuamente distratto.
Cicerone, critico sulla necessità di costruire teatri stabili in muratura e di offrire al popolo tutto spettacoli di varia natura, lascia di questi una descrizione così minuziosa da rendere i suoi scritti quasi un’istantanea fotografica.
Significativa ancora la testimonianza di Apollodoro di Damasco, noto architetto che aveva progettato il foro di Traiano e il relativo Mercato, che nel suo testo “L’arte dell’assedio” analizza le strutture e macchine difensive di alcuni centri urbani dell’impero.

Roma, 3 febbraio 2020


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