La Scala Santa, il Sancta Sanctorum, i sotterranei e il giardino

Dopo un lungo periodo di chiusura e un accurato restauro a cura dei laboratori dei Musei Vaticani, la Scala Santa è ora visibile con i suoi

La Scala Santa percorsa in ginocchio dai fedeli.

gradini originari in marmo. Si potranno ammirare fino al 9 giugno 2019, festa di Pentecoste, dopodiché saranno coperti nuovamente da rivestimenti in legno.
Luogo di fede tra i più venerati a Roma, la visita prevede una prima tappa al Patriarchio, la cappella privata dei papi nei secoli in cui abitavano a San Giovanni in Laterano, la Cattedrale di Roma. Si proseguirà nell’area sotterranea dove si conservano tracce pittoriche dell’antico Patriarchio Lateranense. Si accederà, infine, al giardino dei Padri Passionisti, luogo di pace e arte che si sviluppa alle spalle della Scala Santa, utilizzato in passato per la coltivazione delle erbe officinali.
Al Laterano, il fulcro attorno al quale ruota una parte importante della storia della Chiesa di Roma, carità e arte si fondono nell’immagine di Cristo Salvatore del mondo. La storia parte da lontano, esattamente dalla prima metà IV secolo: la Basilica Lateranense voluta da Costantino il Grande fu intitolata al Santissimo Salvatore e consacrata il 9 novembre del 324, sotto il pontificato di Silvestro I. Per l’occasione, fu realizzato un mosaico raffigurante il Salvator Mundi per il catino absidale della cattedrale. La dedicazione di questa basilica a San Giovanni Battista, così come la conosciamo, ebbe luogo molto più tardi, nel IX secolo, ad opera di papa Sergio III; mentre tre secoli più tardi, papa Lucio II estese la dedicazione a san Giovanni evangelista, l’apostolo prediletto da Gesù. La storia del Salvator Mundi s’intreccia con quella del Volto Santo,

Il Salvator Mundi.

l’immagine del volto del Signore che sarebbe rimasta impressa sul velo della Veronica quando essa gli asciugò il viso, durante la salita al Calvario. Nel VII secolo circa l’icona del Volto Santo o Acheropirita del Salvatore, cioè dipinta da mano non umana, proveniente da Costantinopoli, fu collocata nella cappella di San Lorenzo al Patriarchio Lateranense, la cappella privata del papa, a due passi dalla basilica.La cappella era conosciuta come Sancta Sanctorum alla Scala Santa, e costituisce il luogo più sacro per la cristianità che ci sia al mondo, essa è stata anche il più grande reliquiario di Roma, perché ospitava alcune delle reliquie più importanti. Tra queste la Scala Santa, quella che, secondo la tradizione, Gesù avrebbe salito a Gerusalemme per raggiungere l’aula dove avrebbe subito l’interrogatorio di Ponzio Pilato prima della crocifissione. Una scala che ancora oggi è oggetto di venerazione, sui cui gradini di legno s’inerpicano in ginocchio pellegrini in preghiera. La Scala Santa era stata fatta trasferire a Roma da Elena, la madre di Costantino, in occasione del suo viaggio a Gerusalemme alla fine del IV secolo, per rintracciare i segni della vicenda terrena del Signore. Non si sa con esattezza dove fosse stata custodita l’icona del Volto Santo del Salvatore dopo il suo arrivo a Roma da Costantinopoli, ma la sua presenza nella cappella al Laterano è attestata già all’epoca di papa Stefano II, 752-757, ed è noto che fino al IX secolo era tradizione che essa uscisse dal Laterano per essere portata in processione per le vie di Roma in occasione delle principali festività mariane. Nel 753 dopo Cristo il cuore della cristianità venne a trovarsi sotto la minaccia dei Longobardi guidati da Astolfo, che reclamavano la restituzione dei territori che i loro

Mosaici del Sancta Sanctorum.

predecessori avevano donato al Papa. In questa occasione, per chiedere la protezione divina, la reliquia fu portata in spalla da papa Stefano dal Laterano a Santa Maria Maggiore a piedi nudi e con il capo coperto di cenere. La vicenda ebbe un esito felice, dal momento che Astolfo rinunciò a reclamare i territori contesi e a muovere guerra a Roma, cosa che fu interpretata come un miracolo del Volto Santo. Dalla metà del secolo IX in poi, e a partire dal pontificato di Leone IV, 847-855, la processione del Volto Santo aveva luogo una sola volta l’anno, in occasione della solennità dell’Assunzione in cielo della Beata Vergine Maria e si teneva nella notte fra il 14 e il 15 agosto. Alla luce delle fiaccole l’immagine usciva dal Sancta Sanctorum a mezzanotte e raggiungeva il Colosseo passando per via dei Santi Quattro Coronati e San Clemente. Dal Colosseo il corteo passava sotto l’arco di Costantino e, percorrendo la Via Sacra, sotto l’arco di Tito, raggiungeva Santa Maria Nova, oggi Santa Francesca Romana. Durante questo tragitto passava poi davanti ad un oratorio ormai scomparso, eretto per ricordare la sfida lanciata da Simon Mago, considerato dagli eresiologi come il primo degli gnostici, a san Pietro. Dopo una breve sosta a Santa Maria Nova, il corteo si addentrava nel Foro Romano e arrivava fino all’arco di Settimio Severo, dove il Senato attendeva la preziosa icona su un palco eretto per l’occasione.

Affreschi del Sancta Sanctorum.

Questo era il momento in cui le autorità civili rendevano il loro omaggio alla sacra immagine. La processione continuava il suo percorso attraverso la Suburra, la salita di San Martino ai Monti, via di Santa Prassede e arrivava all’alba a Santa Maria Maggiore dove l’attendeva il Papa, che già ai tempi di Innocenzo III, 1198-1216, non andava più in processione. Nella basilica mariana avveniva la parte più importante del rito: l’immagine di Gesù entrava nella basilica per incontrare e rendere omaggio a sua Madre. Era questo il momento in cui l’icona del Volto Salto incontrava la Salus Popoli Romani, l’icona di Maria più importante e miracolosa di Roma che ancora oggi si trova custodita nella basilica di Santa Maria Maggiore. Di qui il corteo imboccava via Merulana e prendeva la strada del ritorno in Laterano, dove l’icona del Salvatore tornava al suo posto sull’altare della Cappella al Sancta Sanctorum. Da un punto di vista artistico il Sancta Sanctorum è un autentico gioiello: gli affreschi delle pareti e della volta come anche il pavimento cosmatesco, fanno da meraviglioso coronamento al mosaico posto al di sopra dell’altare sul quale è poggiata l’immagine del Salvatore. L’altare è poi incorniciato da due colonne di porfido. Secondo lo studioso di arte cristiana Heinrich Pfeiffer, l’icona giunse a Roma da Costantinopoli attorno all’anno 705. A partire dal pontificato di Gregorio II fu custodita nel Sancta Sanctorum per tutto il tempo delle lotte iconoclaste, così da preservare, durante quei torbidi nei quali le immagini sacre venivano distrutte, l’icona di Cristo più cara alla cristianità. Quando gli imperatori bizantini persero pian piano il loro potere e il loro influsso sull’Italia, quell’immagine poté essere

Affreschi del Sancta Sanctorum.

trasferita in Vaticano, mentre al Sancta Sanctorum fu posta una copia, che è proprio quella che vediamo oggi. Fu Innocenzo III a promuoverne il culto e in quella occasione, per la prima volta, l’immagine originale trasferita a San Pietro fu denominata Veronica, cioè “vera icona” di Cristo. Il titolo Volto Santo rimase invece indicare solo quella custodita al Sancta Sanctorum. Sempre secondo Pfeiffer, l’immagine vaticana si troverebbe oggi a Manoppello, un piccolo paese in Abruzzo, per una serie di vicende a dir poco appassionanti. Ciò vuol dire che anche quella conservata a San Pietro oggi non sarebbe altro che una copia. Nel tardo Medio Evo a custodire l’icona del Volto Santo al Laterano era stata chiamata una confraternita che aveva il compito di amministrare un grande ospedale per i poveri e gli infermi, annesso alla Basilica Lateranense. L’emblema della confraternita era proprio l’antichissima immagine del mosaico del Salvatore collocato nell’abside della basilica. Nel XVII secolo, l’immagine del Salvatore fu scelta come insegna per un’opera di carità voluta da Innocenzo XII: il pontefice volle riunire al Palazzo del Laterano le tante manifestazioni caritatevoli della città per centralizzarle e rendere più efficace l’assistenza ai poveri di Roma, ricollegandosi a quel che era già accaduto con il pontificato di Gregorio

Pavimento cosmatesco del Sancta Sanctorum.

Magno. Fu realizzata un’opera di carità capillare, che coinvolse l’intera città e che tanto beneficio ebbe a dare ai poveri e ai derelitti dell’urbe. Tutto il popolo di Roma fu chiamato a sostenere questa grande opera attraverso l’elemosina. Sette edifici sparsi per la città furono destinati a centri di raccolta per le elemosine devolute dai romani, che erano poi concentrate al Laterano. Per mettere sotto la protezione del Signore questa opera, furono posti su questi edifici dei bassorilievi raffiguranti proprio il Salvator Mundi. La storia del Salvator Mundi del Laterano lambisce anche quella di uno dei più grandi artisti dell’urbe. Secondo lo storico dell’arte americano Irving Lavin, Gian Lorenzo Bernini volle scolpire un busto del Salvator mundi per destinarlo al Palazzo Laterano, proprio là dove si svolgevano le pratiche di carità. Secondo quanto riportato nelle due biografie di Bernini redatte dai figli, il busto raffigurante il Salvator mundi fu l’ultima opera del Bernini, realizzata un anno prima di morire e scolpita solo per “sua devotione” tanto che il grande scultore barocco parlava della sua opera definendola “il mio Beniamino”.Questa ipotesi non è in contraddizione con quella di Irving Lavin. D’altro canto la splendida scultura del Bernini esiste davvero ed è oggi conservata nella Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, sull’Appia Antica. La si vede immediatamente, appena entrati nella basilica. A destra.


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