Pietro Canonica: l’artista degli “umili eroi” della guerra.

Dopo quelle di Goethe e dello scultore Hendrik Christian Andersen, è la volta del Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, detta anche La Fortezzuola, un’altra bellissima casa d’artista a Roma.

Pietro Canonica nel suo studio.

Pietro Canonica può essere considerato, senza dubbio, uno dei maggiori rappresentanti dell’estetica post unitaria italiana, figlio di un Piemonte che aveva mosso verso Roma per contribuire a trasformare, per molti, “a sfigurare”, il volto dell’Urbe.
La casa-atelier di Canonica è un singolare edificio che deve il nome de La Fortezzuola alla sua particolare foggia: una sorta di cittadella di ispirazione medievale, risultato della trasformazione architettonica operata sul finire del secolo Diciottesimo, da Antonio Asprucci per volere di Marcantonio IV Borghese, che portò il così detto Terzo Recinto della villa barocca ad essere uno dei primi giardini neoclassici della città di Roma. Il Gallinaro seicentesco, dove Scipione Borghese esibiva la sua collezione di pavoni, struzzi e anatre, già citato nella guida di Jacopo Manilli, diviene quindi la Fortezzuola che, nell’Ottocento, è adibita a sede di uffici amministrativi e, dopo l’acquisizione della Villa da parte del Comune e la sua conseguente apertura al pubblico all’inizio del

La Fortezzuola, l’Umile Eroe e l’Alpino.

Novecento, ospita ancora uffici, e rimesse. Questo è il suo utilizzo fino al 1919, quando viene abbandonata a seguito dei danneggiamenti subiti a causa di un incendio. Nel 1927 l’edificio è concesso in uso allo scultore Pietro Canonica, il quale, sistemandolo e decorandolo a proprie spese, si impegna a donare alla città le sue opere, primo nucleo dell’attuale museo.
Canonica passerà in questa casa studio gli ultimi ventidue anni della sua vita, alla morte verrà seppellito nella piccola chiesa di Santa Maria Immacolata, proprio quella che si trova di fronte alla Fortezzuola, sempre all’interno della Villa Borghese.
Canonica è poi una sorta di bambino prodigio: aiutante a soli dieci anni di Luca Gerosa, a undici iscritto all’Accademia Albertina di Torino, allievo di Enrico Gamba e di Odoardo Tabacchi, lo scultore intraprende precocemente un’attività artistica che sarà lunga e prestigiosa. Egli, infatti, sarà presente a importanti esposizioni nazionali e internazionali, Torino, Milano, Parigi, Venezia, Londra, Berlino, Monaco, Dresda, Roma, Bruxelles, Pietroburgo, riceverà riconoscimenti ufficiali e si affermerà negli ambienti dell’alta aristocrazia italiana e straniera.

Modello del monumento a Nicola Nicolajevich – Pietro Canonica.

Abile modellatore della materia, lavora con passione a monumentali opere celebrative, ma scolpisce anche ritratti per l’aristocrazia di tutta Europa che lo apprezza e lo impegna continuamente. In questo filone di opere la sua fama si consolida quando realizza per lo zar Nicola II e la zarina Alexandra Feodorovna ritratti e opere monumentali per tutta la famiglia. Nicola II commissiona a Canonica due grandi opere celebrative: il monumento al granduca Nicola Nicolajevich e il monumento allo Zar Alessandro II. Entrambe le opere verranno distrutte durante la Rivoluzione Bolscevica del 1917 – 1918, e ne rimane traccia solo grazie a due modelli a dimensione naturale conservati proprio presso il museo di Villa Borghese.
Analoga sorte toccherà alla statua Re Faysal d’Iraq, di cui rimane il bozzetto esposto al museo, poiché l’opera venne distrutta durante la rivoluzione in Iraq del 1958.
Da suonatore amatoriale di pianoforte compose pure delle opere liriche tra le quali La Sposa di Corinto, da una ballata di Goethe, Medea, dalla tragedia omonima di Euripide, Sacra Terra ispirata all’Eneide di Virgilio, Miranda, ispirata a La Tempesta di Shakespeare.
Il Museo Canonica conserva studi, bozzetti, modelli, originali e repliche; il percorso espositivo, organizzato in sette sale al piano terreno, offre una completa immagine dell’evoluzione creativa dell’artista e una esaustiva informazione sulle tecniche della scultura.

L’Abisso – Pietro Canonica.

Al pian terreno è anche lo studio, sul cui tavolo Canonica lascia gli arnesi del mestiere tra cui le spatole ancora sporche di creta e il Bozzetto del Monumento a Giovanni Paisiello, utilizzato per l’ultima opera, realizzata per la città di Taranto poco prima della morte.
Muovendosi tra i tanti bozzetti esposti si può notare come Canonica fosse capace di adattare il suo linguaggio al soggetto da rappresentare: mentre i ritratti e i monumenti funerari mostrano, attraverso l’uso di linee flessuose, una chiara partecipazione emotiva, nella ritrattistica ufficiale e monumentale il gesto si fa più rigoroso e fermo, si potrebbe dire ufficiale.
Al primo piano è visitabile l’appartamento, aperto al pubblico dal 1988, dopo la morte della moglie Maria Assunta Riggio; arredi di pregio, oggetti d’arte, un’interessante raccolta di dipinti, soprattutto dell’ottocento piemontese, in particolare Enrico Gamba, Giovan Battista Quadrone, Antonio Fontanesi, Vittorio Cavalleri, avvicinano al mondo privato di Pietro Canonica.
Ad accogliere i visitatori all’esterno de La Fortezzuola due statue

L’Umile Eroe – Pietro Canonica.

particolarmente significative: il monumento all’ Umile Eroe, del 1940, e quello all’Alpino, che dal 1957 andò a far compagnia al primo.
L’Umile Eroe è probabilmente l’unico monumento dedicato ad un mulo che un artista abbia mai realizzato. L’opera ricorda Scudela un mulo che faceva servizio sulle Alpi durante la Prima Guerra Mondiale, insignito della medaglia d’oro al valor militare. Scudela era il più resistente e coraggioso dei muli di una batteria di montagna che combatteva sulle Alpi nel 1915-18 e ogni giorno, per anni, aveva portato sulla groppa il suo cannoncino per gli aspri sentieri di montagna, sotto la neve e sotto il fuoco nemico, fedele compagno del suo alpino da cui era inseparabile e di cui sapeva comprendere al volo ogni gesto e ogni parola. Una mattina, durante un durissimo scontro, la batteria fu costretta alla ritirata e Scudella e il suo compagno umano vennero dati per dispersi. Al calar della notte il mulo raggiunse i resti del reparto, ma senza il suo compagno, di cui restava solo il cappello con la penna nera che riportò in dietro.
Queste due sculture, insieme a molti dei bozzetti esposti e delle opere effettivamente realizzate, tra le quali i monumenti all’Artiglieria di Torino, ai caduti di Bene Vagienna, all’Alpino di Courmayeur, all’Arco della Vittoria di Bolzano, testimoniano la grande sensibilità dell’artista nei confronti della crudeltà della guerra.

Monumento all’Artiglieria – Pietro Canonica.

La partecipazione emotiva di Canonica all’ “inutile strage” è stato di recente approfondito per mezzo di una mostra intitolata “Realismo e Poesia. Lo sguardo di Pietro Canonica sulla Prima Guerra Mondiale”, organizzata nel 2017 presso la casa museo, è che ha permesso di anche nuove acquisizioni. Nell’ambito della mostra una sezione della mostra era dedicata ai muli, “umili eroi” dei conflitti mondiali, costituita da un’esposizione fotografica dal titolo “Muli e conducenti! Tutti presenti! 1872-1991: il legame tra muli e alpini attraverso 120 anni di storia”. L’intento di questa sezione era quello di arricchire il percorso espositivo con materiale che documentasse oltre al sacrificio degli uomini anche quello degli animali, silenziose vittime innocenti della Grande Guerra.
Come si può dedurre guardando i tanti bozzetti dei diversi monumenti ai caduti realizzati da Canonica, la cruda realtà della guerra, con il suo carico di sangue e di dolore, la fatica delle marce nei ripidi sentieri alpini innevati, sono rappresentati dall’artista con uno sguardo più poetico che

La Presa di Smirne – Pietro Canonica.

retorico, nonostante la forte valenza celebrativa che i monumenti ai caduti dovevano comunque avere. Nel monumento all’Artiglieria, accanto al cavaliere che avanza impavido con sguardo terribile e consapevole, un misto di coraggio e di orrore, marciano gli ‘umili eroi’, i fedeli muli degli alpini, carichi di armi e provviste, protagonisti in prima linea al fronte. Ai soldati caduti, rappresentati nello scomposto abbandono della morte, Canonica proietta come sfondo il faro di Trieste, città simbolo dell’irredentismo anti austriaco, con il sole nascente, promessa di un nuovo domani.

Roma, 15 gennaio 2019


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