Nel 1946 il grande fotografo W. Eugene Smith, convalescente da una ferita al fronte, racconta di come, dopo due anni, riprese la macchina fotografica per scattare quella che resterà non solo la sua foto più celebre, ma una delle più belle di tutti i tempi.
C’era stata la Guerra mondiale. Ora sembra così lontana quella Guerra chiamata Mondo, volume II. Fu durante la mia tredicesima invasione del Pacifico che uno shrapnel mise fine al mio fotoreportage dal fronte. Seguirono due anni tormentati dal dolore delle ferite multiple, anni durante i quali dovetti reprimere l’impulso creativo e dovetti costringermi all’impassibilità, lo spirito inquieto in uno stato di sospensione, mentre i dottori con tutte le loro operazioni cercavano lentamente di ripararmi. E ora, proprio quel giorno, dovevo cercare di cancellare due anni di negazione: doveva essere il mio primo giorno di sforzo costruttivo.
Nuovo inizio
Oggi avrei cercato di far lavorare la mia macchina per me e di far funzionare il mio corpo tanto da dominare i congegni della macchina. continua…