Agnese e Costanza: alle origini del cristianesimo

Un viaggio nel tempo alla scoperta della piccola e amatissima martire Agnese nei luoghi che la videro protagonista, e che testimoniano l’ininterrotta devozione verso di lei, definita dalla pietà popolare la “piccola fidanzata dell’Agnello sulle orme degli Apostoli”.

Basilica costantiniana di Santa Agnese

Ma il viaggio nel tempo è anche andare alla scoperta di Costanza, principessa di nobilissimo sangue, figlia di Costantino il Grande, che pretese espressamente di essere sepolta in questo luogo per stare vicina alla martire da lei tanto venerata.
Il complesso monumentale oggi è costituito da tre realtà: la basilica costantiniana di Sant’Agnese, la basilica di Santa Costanza e la più recente basilica di Santa Agnese.
La basilica costantiniana di Sant’Agnese, fatta costruire proprio da Costanza, costituisce una delle più importanti basiliche cimiteriali. Essa fu realizzata proprio sulle catacombe cristiane, che avevano sostituito nel tempo quelle pagane, per onorare la giovane romana figlia di un liberto, martirizzata a tredici anni probabilmente nel corso dell’ultima persecuzione operata da Diocleziano tra il 303 e il 313, e che proprio qui era stata sepolta, dopo essere stata prima posta sul rogo e poi decapitata in quella che oggi si chiama Piazza Navona, dove infatti sorge la chiesa di Sant’Agnese in Agone.
Dell’originale basilica, probabilmente costruita intorno alla metà del IV secolo dopo Cristo, poi restaurata da papa Simmaco (498-514) all’inizio del VI secolo contemporaneamente a un restauro che interessò anche il sepolcro vero e proprio della beata Agnese, oggi resta solo un grandioso muro perimetrale ellittico.

Basilica di Santa Agnese

L’attuale basilica di Santa Agnese fu invece costruita da papa Onorio I (625-38) proprio sulla tomba della santa. Essa si presenta a tre navate, pur avendo subito ripetuti restauri fra i quali quelli di Adriano I, di Paolo V (1614) e di Pio IX. Dell’epoca di Onorio è il bel mosaico nel catino dell’abside, mentre del periodo del pontificato di Paolo V è il ciborio sull’altare maggiore dove si trova la fine statua della martire, ricavata dallo scultore francese Nicolas Cordier (1610), sovrapponendo testa, veste e mani in bronzo dorato ad un antico torso di alabastro. La chiesa presenta un matroneo che fu forse la soluzione data all’esigenza di raccordarsi con il piano di campagna, che risultava sopraelevato rispetto alla costruzione fondata al livello della tomba venerata. Il livello reale della basilica, infatti, si raggiunge scendendo lungo una scalinata marmorea costruita nel 1590 e ornata di frammenti scultorei e di iscrizioni sepolcrali. La basilica volge l’abside alla via Nomentana, dove si affaccia anche un bel campanile del Quattrocento, con due ordini di bifore. Gli edifici annessi presentano fra l’altro una torre con lo stemma di Giulio II e la sala il cui pavimento cedette durante una visita di Pio IX, il 12 aprile 1885, lasciando il papa incolume. La giornata del 12 aprile fu giornata solenne fino al 1870, poiché in questa data, coincidevano la ricorrenza della prodigiosa incolumità conservata dal papa, con quella del ritorno di Pio IX da Gaeta il 12 aprile 1850, dopo gli eventi della Repubblica Romana. La giornata divenne così occasione di duplice festa, celebrata con pubbliche manifestazioni fino al 1870, quando furono realizzati archi di trionfo effimeri e con luminarie, che provocarono le reazioni dei liberali.

Basilica di Santa Costanza

Completa il complesso attuale, il mausoleo di Santa Costanza, costruito tra il 340 e il 345 dopo Cristo, fu a lungo utilizzato come battistero di pertinenza della basilica costantiniana, e che solo dal 1254, ebbe funzione di chiesa. A causa della sua particolare struttura architettonica di edificio a pianta centrale e delle decorazioni musive dell’interno, con scene di vendemmia, venne a lungo interpretato come Tempio di Bacco e così riportato in numerose illustrazioni.
Splendida testimonianza di edificio paleocristiano a pianta circolare, preceduto da nartece, ha l’interno ripartito da dodici coppie di colonne, che definiscono un ambulacro a volta rivestito di bellissimi mosaici del quarto secolo e una zona centrale, dove oggi trova posto l’altare, sul quale piove abbondante luce dai finestroni posti sotto la cupola. Nel mausoleo si trova la riproduzione del sarcofago di porfido di Costanza, ospitato dai Musei Vaticani.

Roma, 3 giugno 2017.


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