Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione

Immagine angelica, impalpabile ed eterea o minaccia tentatrice, fonte di peccato e perdizione, creatura rinchiusa nella solitudine domestica o

Le vergini savie e le vergini folli – Aristide Sartorio.

rivoluzionaria consapevole della propria identità? Come sono state rappresentate nel corso di questi due ultimi secoli le donne dagli artisti? A raccontarne la trasformazione nella visione degli artisti, dalla fine dell’Ottocento alla contemporaneità, è la mostra “Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione”. Attraverso circa 100 opere la rassegna intende indagare questa evoluzione rappresentativa, in costante rapporto con i cambiamenti storici, sociali e culturali. La mostra, partendo dalle immagini di fine Ottocento di una donna sospesa tra il suo essere allo stesso tempo ninfa gentile e crudele seduttrice, Musa e Sfinge, si sofferma anche sull’impatto che le teorie freudiane ebbero su tutta la cultura occidentale del Novecento, andando a scardinare l’immagine armonica della famiglia tradizionale. Le contestazioni degli anni Sessanta produssero poi un ulteriore cambiamento nella percezione di sé, delle proprie possibilità e potenzialità nei vari ambiti, compreso quello dell’arte. Contemporaneamente alla contestazione sociale dei modelli patriarcali, la consapevolezza di una nuova identità femminile fu al centro della ricerca di molte artiste ed anche il ruolo predestinato di “madre”, passando dalla condizione di scelta obbligata, divenne il fulcro del dibattito sulle libertà della donna e sulla riappropriazione del proprio corpo. Idealizzata nelle

Venere – Mario Ceroli.

antiche civiltà fino all’avvento del cristianesimo. Sublimata a figura angelica nell’ambito letterario d’epoca medievale. Perseguitata e condannata al rogo dall’Inquisizione perché ritenuta capace di adorare il demonio. La figura femminile ‒ simbolo di fecondità, nascita e nutrizione ‒ inizia il suo lento processo di emancipazione solo dalla seconda metà dell’Ottocento, nell’alveo di quella ambivalenza che ne ha sempre contraddistinto il percorso. La mostra proposta dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma ruota intorno alla controversa questione dell’identità femminile e della sua evoluzione, ma paradossalmente langue della presenza di autrici donne. Infatti, Sissi con i suoi Nidi come metafora della maternità e Giosetta Fioroni, fotografata da Marco Delogu per L’altra Ego, sono due delle sei donne in mostra a fronte degli ottanta artisti di sesso maschile.
Allestita per tematiche a partire dalla fine dell’Ottocento, l’esposizione è introdotta dal trittico Le vergini savie e le vergini folli del protagonista del Simbolismo italiano Giulio Aristide Sartorio, i cui canoni estetici idealizzati sono legati a doppia mandata al mito. Dall’amore sacro, fondato sulla perfezione fisica e sull’aspetto simbolico della femminilità, si passa all’amor profano della femme fatale. Donna vampiro partorita dall’immaginario di una società maschilista che trova la sua massima espressione in ambito cinematografico, dove assume una valenza positiva poiché legata alla figura della diva. Simbolo d’indipendenza fino agli Anni Venti per immolarsi ad angelo del focolare in epoca fascista. In mostra anche una serie di pellicole, tra cui I sette peccati capitali, alcuni

Il dubbio – Giacomo Balla.

cinegiornali dell’Istituto Luce e antiche matrici fotografiche. Nella sala dei ritratti, tra sorrisi abbozzati, sguardi timidi e una diffusa fissità quasi innaturale delle modelle, emergono dipinti come Il dubbio, opera di Giacomo Balla ancora legata al realismo, che ritrae la moglie mentre si volta all’improvviso sferzando il buio con uno sguardo enigmatico e accattivante; Donna alla toletta di Antonio Donghi, che al Realismo magico e straniante unisce un’atmosfera sospesa e silenziosa; e Nel parco, opera fondata su discordanze cromatiche, di Amedeo Bocchi, artista difficilmente collocabile in una determinata tendenza. Nelle altre sezioni sono da citare La Gravida di Pino Pascali, Le spose dei marinai di Massimo Campigli, la Venere in chiave pop di Mario Ceroli e un piccolo focus sulle donne di Fausto Pirandello. Conclude l’allestimento un settore dedicato alla documentazione cartacea e a quella video, che ripercorre le fasi del movimento femminista e la genesi del corpo femminile che diventa protagonista dell’espressione artistica attraverso la performance.

Roma, 23 marzo 2019


Nessun commento

No comments yet.

RSS feed for comments on this post. TrackBack URL

Sorry, the comment form is closed at this time.