Archeo

Il Parco degli Acquedotti

Gli “archi di trionfo” ammirati da Goethe

“L’acqua arrivava nell’antica Roma con una serie di archi di trionfo”. parcoacquedottiCosì il grande poeta tedesco Goethe, durante il suo soggiorno a Roma nel 1788, parla delle grandi rovine che dominavano la campagna romana e che tanti pittori europei andavano celebrando nei loro disegni e acquarelli. Oggi quelle monumentali e antiche arcate sono ancora lì, accanto ai resti di ville patrizie e tombe monumentali, in un lacerto di suburbio rurale miracolosamente scampato all’invasione urbana del secondo ’900. In questo “spicchio” di campagna che sembra uscito dalle pagine di Gregorovius, a cavallo dell’antica Via Latina, si concentravano tutti i più importanti acquedotti romani, dall’antichissimo Anio Vetus al triplice condotto dell’Aqua Marcia, fino all’imponente Acquedotto Claudio, che con le sue altissime arcate è senza dubbio il monumento più celebrato del suburbio. Qui sorsero anche alcune delle più vaste ville imperiali che, durante i secoli del Medioevo, furono mutate in fortilizi e ospitarono accampamenti barbarici o torri d’avvistamento lungo le strade che conducevano a Roma. Un itinerario ricco e articolato lungo venti secoli di storia tra natura e archeologia.

Il nome – Parco degli Acquedotti  –  deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti romani e papali che rifornivano l’antica Roma: Anio Vetus (sotterraneo), Marcia, Tepula, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudio e Anio Novus (sovrapposti). Rappresenta il residuo di un tratto di Agro Romano che originariamente si estendeva senza interruzioni fino ai Colli Albani. In passato l’area era nota come Roma Vecchia dal nome dell’omonimo casale.

La zona, destinata a verde pubblico dal piano regolatore del 1965, negli anni Settanta era stata espropriata e liberata dalle baraccopoli, i cosiddetti “borghetti” che si addossavano all’acquedotto Felice. Sebbene la Sovrintendenza avesse provveduto ai restauri, tutto era rimasto in stato di abbandono e nuove costruzioni abusive erano continuate a sorgere nell’area. Nel 1986, di fronte allo stato di degrado e al rischio di speculazione edilizia, alcuni cittadini crearono il “Comitato per la salvaguardia del Parco degli Acquedotti e di Roma Vecchia”. Grazie anche all’appoggio di alcuni intellettuali, il comitato riuscì nel 1988 a far inserire l’area degli Acquedotti nel Parco regionale dell’Appia antica.

 


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