Personaggi

Traiano: grandi conquiste
in guerra e in pace

Abilissimo generale, seppe anche amministrare con saggezza

Erede adottivo di Nerva, lo spagnolo non regalò alla città soltanto vittorie militari e magnifici monumenti, ma un sistema amministrativo innovatore, quasi un welfare ante litteram, che fa di lui uno degli imperatori più lungimiranti e significativi. Luca Volponi ne riepiloga le gesta e le virtù, belliche e non.

 

Strano destino quello di Italica nella Hispania Baetica, un centro urbano della periferia spagnola

Traiano, il Palladio e il destino di Roma - fine I sec. d.C. - Napoli Museo Archeologico nazionale

Traiano, il Palladio e il destino di Roma – fine I sec. d.C. – Napoli, Museo Archeologico nazionale

dell’Impero che diede i natali a ben due Imperatori del calibro di Marco Ulpio Traiano (53 d.C -117 d.C.) e Publio Elio Adriano (76 d.C. – 138 d.C.). La città romana fondata da Scipione l’Africano, l’odierna Santiponce, era sorta lungo il fiume Guadalquivir, in latino Baetis, nel terzo secolo avanti Cristo e in poco tempo si era affermata come una colonia di eccellenza. I suoi cittadini più eminenti godettero della lungimiranza politica dell’imperatore Claudio il quale nel 48 d.C. aveva esteso la cittadinanza anche ai provinciales, i sudditi delle province, lasciando poi che assumessero tutte le più alte cariche dell’Impero fino a diventarne senatori. E così il carattere multietnico e votato all’integrazione del potere imperiale aveva reso nuovi romani i popoli sottomessi nonché parte motrice della forza stessa di Roma. Dalla medesima regione della Hispania Ulterior provenne anche un altro gigante della storia romana, Teodosio, a riprova della bontà della politica d’integrazione e assimilazione operata ovunque nel mondo romanizzato. Così Traiano, il primo degli Imperatori adottivi, venne associato da Nerva anzitutto come figlio al trono e poi insignito della potestà tribunicia e del titolo di Cesare.

Quando Nerva morì, nel 98 d.C., Traiano si trovò nelle mani un Impero affatto pacificato e coeso e valendosi di un cursus honorum di tutto rispetto nelle legioni di due continenti si dedicò dapprima a rafforzare il Limes Renanum, il Reno, con l’eterna spina nel fianco dei Germani, per poi dedicarsi al Limes Danubianum e sistemare i conti in ben due campagne militari contro i Daci del re Decebalo che non pochi problemi avevano creato a Domiziano e ai prefetti provinciali. L’attuale Romania nel 106 d.C. divenne provincia romana.

Colonna Traiana, particolare

Colonna Traiana, particolare

È la storia narrata dalla Colonna Traiana, come in un montaggio filmico fatto di campi stretti e piani sequenze, che si snoda di scena in scena avendo per protagonista apodittico l’esercito dei legionari romani che ora uccidono e decapitano e ora costruiscono strade, ponti ed acquedotti oppure coltivano le terre conquistate a licenza ottenuta secondo il costume del tempo. È la romanizzazione tout court che avviene secondo la regola del parcere subiectis, debellare superbos (risparmiare chi si sottomette e sterminare i ribelli) tutta condensata nella colonna posta nel foro traianeo che deve raccontare della vis bellica dell’Imperatore e delle sue gloriose legioni, le quali dopo la vittoria si dedicano alla civilizzazione della nuova provincia, alla costruzione della strategica via Danubiana, all’organizzazione di distretti fortificati e allo sfruttamento minerario dell’oro di cui l’intera regione pare fosse munifica approvvigionatrice.
Traiano però non fu solo l’energico soldato divenuto imperatore ma un sagace e intelligente amministratore e riorganizzatore dell’Impero che sapeva essere fondato anzitutto sul patto civile tra cittadini liberi di Roma. Ebbe la geniale intuizione di istituire gli alimenta, una sorta di rendita di sussistenza per i fanciulli e le fanciulle rimasti soli o orfani di guerra, al fine di garantire dignità, sopravvivenza e istruzione ai futuri cittadini romani. Il progetto era talmente ben congegnato da sembrare un welfare, uno stato sociale ante litteram al punto che si legava ad un prestito di Stato ai proprietari terrieri che volessero impegnarsi seriamente in un’impresa agricola. Le casse imperiali largivano somme di danaro ai latifondisti che le impiegavano per aumentare la redditività e la produttività della terra. Gli interessi sulle somme poi restituite allo Stato andavano a finanziare i sostegni all’infanzia in difficoltà. Ai ragazzi venivano consegnati con puntualità elvetica sedici sesterzi mensili, dodici alle ragazze. Il tutto basato sull’onestà e l’efficienza dei pubblici ufficiali che presiedevano alle sovvenzioni. Dell’attenzione di Traiano per la giustizia sociale giunse eco anche a Dante che lo collocò, nel ventesimo canto del Paradiso, nel cielo di Giove, dentro l’occhio dell’Aquila, dopo che papa Gregorio Magno, secondo leggenda, chiese e ottenne da Dio che il duro giudizio sui pagani fosse mitigato per quest’uomo dal multiforme genio e dalle grandi risorse. Così, almeno, ce lo racconta lo storico dei Longobardi, Paolo Diacono.
Non si contano le opere pubbliche a Roma come in tutto l’Impero e le confische dei beni e dei fondi

Calco in gesso della scena XXXII della Colonna Traiana -

Calco in gesso della scena XXXII della Colonna Traiana –

appartenenti agli imperatori precedenti o ai notabili che Traiano riutilizzò per sanare le finanze dello Stato e rendere così produttiva una ricchezza ferma. L’ultimo grande sogno, lo stesso di Alessandro Magno e di Giulio Cesare prima che venisse assassinato, fu la conquista della Partia, eterno nemico dei Romani ad Oriente. Quasi sessantenne colse al volo l’occasione di una guerra di successione nell’Armenia e invase il regno partico cogliendo fulminei e straordinari successi. A Traiano accadde quello che a nessun altro romano era mai capitato: vincere i temibili Parti e conquistarne la capitale Ctesifonte. Una rivolta nelle province orientali e in Palestina purtroppo lo distolse dal consolidamento della conquista della Partia e dovette ritirarsi di corsa alla volta del Vicino Oriente dove per una malattia la morte lo colse a Selinunte, in Cilicia, solo dopo aver designato Adriano capo dell’esercito e suo successore. La conquista della Partia da monumentale realizzazione si dimostrò effimera e caduca come la sorte dei mortali. Dopo di lui a tutti gli imperatori designati fu destinato un augurio: “Sis felicior Augusto et melior Traiano”. Che tu possa essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano.

 

 

 

 

 

 


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