Santa Caterina e la paura del potere verso la conoscenza

La vita di Santa Caterina d’Alessandria attraverso gli affreschi del Masaccio a San Clemente

Gli affreschi attribuiti a Masolino da Panicale, ma probabilmente del giovane Masaccio, della cappella di Santa Caterina a San Clemente (per la quale abbiamo un permesso speciale che ci permette di vederli da vicino) ci raccontano di una antica precauzione del potere: reprimere gli intelletti prima che diventino dei sovvertitori dell’ordine costituito.

Storie del martirio di Santa Caterina d’Alessandria – Masolino da Panicale e Masaccio

Nel caso di Santa Caterina d’Alessandria questa repressione è rivolta a una donna, una bella giovane egiziana diciottenne figlia di re e istruita fin dall’infanzia nelle arti liberali.
Messa a confronto con cinquanta filosofi o retori d’Alessandria dall’imperatore Massimino Daia non solo non abiura alle sue tesi, ma convince gli stessi filosofi, convertendoli al cristianesimo. L’apprezzamento dell’imperatore per questa mente brillante si manifesta percuotendola e imprigionandola. In prigione la va a trovare, incuriosita, l’imperatrice e anch’essa rimane affascinata dall’erudizione e dalle tesi di Caterina che la converte. Risultato: l’imperatore fa decollare l’imperatrice e condanna Caterina ad essere sfracellata tra due ruote ferrate di punte aguzze. L’operazione non riesce perché la ruota (ci illustra il Caravaggio) si spezza e dunque… come va a finire ce lo racconta Masaccio.

Mosaico dell’abside di San Clemente

L’occasione ci permetterà di rivedere la bellissima basilica di San Clemente una delle più antiche di Roma dove potremo non solo ammirare ed esplorare la struttura di una chiesa proto cristiana sostanzialmente rimasta intatta, ma anche confrontarci con una delle caratteristiche che rende Roma unica: l’accumularsi, lo stratificarsi di epoche storiche e capolavori artistici che percorrono con continuità due millenni in un solo edificio.
Nella vita dell’edificio vedremo l’intervento di ben tredici papi diversi. C’intratterremo su uno dei più integri mosaici di Roma che racconta l’albero della vita, su un piccolo gioiello come il tabernacolo da muro di Arnolfo da Cambio, su una Schola Cantorum del 355 dopo Cristo rimasta integra, su un pavimento perfetto di un Magister Cosmatus. Ovviamente parleremo della vita leggendaria di San Clemente martire, dei Santi Cirillo e Metodio, di Sant’Ambrogio, di San Cristoforo. Insomma come sempre a Roma in una sola delle sessantasei basiliche della città potremo ammirare tante testimonianze artistiche quante quelle che in tante nazioni possiamo trovare in un’intera città.

Roma, 8 gennaio 2017


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