Sant’Onofrio al Gianicolo e la memoria di Torquato Tasso

Giacomo Leopardi si recò a Roma nel novembre del 1822 e vi soggiornò sino all’aprile del 1823 senza mai gioire davvero di questa

Giacomo Leopardi – A. Ferrazzi – 1820 circa.

parentesi romana; anzi Roma deluse molto il giovane Poeta, e da tutti i punti di vista: lo delusero le persone, i parenti, i luoghi. Giacomo portò con sé un solo bel ricordo della Città Eterna: la visita alla tomba del grande poeta Torquato Tasso ospitata nella chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo. In una lettera al fratello Carlo scrive: «…fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l’unico piacere che ho provato a Roma».
Qualche secolo prima, un altro gigante, questa volta di santità, era solito salire fino alla bellissima chiesa-romitorio di Sant’Onofrio: era san Filippo Neri. Così racconta il vedutista Giuseppe Vasi nel 1761: «San Filippo Neri per allettare la gioventù alla parola di Dio, e altresì per allontanarla dalle lusinghe del secolo, soleva nell’alto del giardino di quello convento andare a spasso con li suoi penitenti, e con bella grazia vi introdusse alcune conferenze spirituali, con altri devoti trattenimenti. Perciò i Preti dell’Oratorio ad imitazione del loro santo Fondatore seguitano in ogni festa di precetto dopo il vespro, principiando dal secondo giorno di Pasqua di Resurrezione fino alla festa di s. Pietro Apostolo, a venirvi con gran concorso di uomini devoti, e vi fanno de’ sermoni accompagnati con pii trattenimenti. A tal fine hanno eretto nel medesimo

Torquato Tasso – Jacopo Bassano.

luogo, che frequentava s. Filippo tutto il comodo con sedili in forma di teatro, inalberando però sulla cima il segno della s. Croce». Qui fu ospitato François-René de Chateaubriand e Johann Wolfgang von Goethe vi saliva spesso nel corso del suo soggiorno romano. Addirittura Giuseppe Garibaldi, nel 1849, salva la più piccola delle tre campane della chiesa detta “la campana del Tasso”.
Meta dunque per secoli di poeti, santi e pellegrini, oggi la bellissima chiesa di Sant’Onofrio appare solitaria e semi sconosciuta. È situata in uno dei più straordinari punti di veduta che ci siano a Roma.
Edificata nel 1419 dal beato Niccolò da Forca Polena grazie alle offerte dei benefattori, tra cui papa Eugenio IV e di facoltose famiglie romane. Fu affidata nel 1466, ai Padri eremiti di san Girolamo. Proprio in quell’anno si tracciò, grazie al gerolamino Jacobelli, la Salita di Sant’Onofrio per raggiungere l’eremo, divenuto intanto santuario, più comodamente dai pellegrini: prima, infatti, si utilizzava uno scosceso e pericoloso sentiero – corrispondente probabilmente a via di Sant’Onofrio – che si inerpicava su quella parte del Gianicolo denominata “Monte Ventoso”. Quando Sisto V nel 1588 elevò la chiesa a titolo presbiteriale sistemò anche la strada, poi lastricata per volere di papa Clemente VIII nel 1600 in occasione del

Terrazza del Chiostro di Sant’Onofrio al Gianicolo – Albert Eichhorn.

Giubileo, grazie anche al contributo di alcuni fedeli, fra i quali il cardinale Alessandro Peretti e Camilla Peretti, rispettivamente nipote e sorella di Sisto V.
Il complesso monumentale di Sant’Onofrio è dunque una delle tappe imperdibili di Roma: è preceduto da un cortile delimitato su due lati da un elegante portico, decorato all’inizio del 1600 dal Domenichino con una serie di affreschi con episodi della vita di San Girolamo. Sul fondo del portico si apre la Cappella della Madonna del Rosario eretta da Guido Vaini per la propria famiglia, di cui si vede lo stemma con leone rampante sopra la porta, con facciata barocca realizzata nel 1620 ed impreziosita dalla serie di Sibille affrescate da Agostino Tassi.
Accanto al portale di accesso della chiesa invece, incastonata nella parete, si può ammirare la raffinata pietra tombale del beato Nicola da Forca Palena, opera attribuita ad un anonimo artista toscano in cui però si può ben notare l’influsso di Donatello.

Sant’Onofrio al Gianicolo – Interno.

Prima di entrare in chiesa, interessante è soffermarsi sul campanile perché si racconta che la campana più piccola abbia a lungo suonato nel 1595, accompagnando Torquato Tasso nei suoi ultimi momenti di vita. Il poeta giunse infatti a Roma da Napoli proprio in quell’anno, dietro la promessa fatta da papa Clemente VIII Aldobrandini dell’incoronazione a poeta in Campidoglio, come era stato secoli prima anche per il Petrarca. Il Tasso però si ammalò gravemente e morì prima di poter presenziare alla cerimonia, proprio qui in una cella del convento, dove aveva trovato riparo e conforto.
In quella che fu la sua stanzetta è oggi allestito un piccolo museo a lui dedicato che conserva manoscritti, antiche edizioni delle sue opere, la maschera funebre e la pietra tombale che sovrastava l’originario luogo di sepoltura, prima della costruzione del monumento vero e proprio

Sant’Onofrio al Gianicolo – Baldassarre Peruzzi – Particolare.

realizzato all’interno della chiesa – grazie alle donazioni degli ammiratori del poeta – dallo scultore Giuseppe De Fabris che lo iniziò nel 1827 completandolo molti anni dopo.
La chiesa, piccola nelle dimensioni, è a navata unica con cinque cappelle laterali, abside poligonale ed essendo stata costruita tra il periodo tardo medievale e quello rinascimentale/barocco, presenta interessanti soluzioni architettoniche, come per esempio la volta a crociera riferibile alla fase più antica e il sontuoso apparato decorativo ascrivibile invece ai successivi interventi.
Non mancano i grandi nomi e tra le opere più importanti meritano una menzione gli affreschi con le Storie di Maria ritenuti opera giovanile di Baldassarre Peruzzi; la pala d’altare con la Madonna di Loreto di Annibale Carracci; l’Annunciazione di Antoniazzo Romano e ancora il raffinato monumento funebre dell’arcivescovo di Ragusa Giovanni Sacco, attribuito alla scuola di Andrea Bregno, artista molto attivo a Roma tra 1470 e 1500, posto accanto alla porta della sacrestia.
Ciò che forse colpisce maggiormente è però la straordinaria decorazione dell’abside con gli affreschi che raccontano gli episodi della vita di Maria, realizzati a due mani: nella parte superiore dal Pinturicchio, Incoronazione, Apostoli, Sibille, Angeli e tondo con Padre Benedicente, in quella inferiore dal Peruzzi, Sacra Conversazione, Adorazione dei Magi e Fuga in Egitto.
Dal 1946 i Frati Francescani dell’Atonement risiedono presso il convento.

Roma, 27 ottobre 2019


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