Storia di Giovanni e Paolo alle Case Romane del Celio

Chi erano Giovanni e Paolo? Due fratelli cristiani martirizzati durante l’impero di Giuliano l’Apostata (361-363).

Martirio dei Santi Giovanni e Paolo – Piastrini, Triga e Barbieri.

È quanto racconta la passio redatta nel IV secolo che consta di tre versioni consecutive: nella prima vengono presentati come maggiordomo e primicerio, ovvero capo della cancelleria imperiale, di Costantina, figlia di Costantino imperatore, poi come soldati del generale Gallicano e infine come privati cittadini, nella loro casa del Celio, molto munifici di elemosine e aiuti grazie ai beni ricevuti da Costantina.
La versione adottata dalla tradizione racconta che nel 361 era salito al trono l’imperatore Giuliano, detto l’Apostata, per via della sua decisione di ripristinare il culto pagano. Egli, per farlo, chiamò a corte proprio Giovanni e Paolo così che potessero collaborare al progetto. I due fratelli – che dovevano avere molta considerazione a corte – rifiutarono l’invito dell’imperatore e Giuliano mandò loro il capo delle guardie, un certo Terenziano, con l’intimazione di adorare l’idolo di Giove. Persistendo nel rifiuto, Giovanni e Paolo vennero sequestrai nella loro casa per una decina di giorni, perché riflettessero sulle conseguenze del gesto d’insubordinazione attuato. A quel punto, un prete di nome Crispo, informato del fatto, si recò insieme con Crispiniano e Benedetta, entrambi cristiani, a visitare i due fratelli portando loro la santa Comunione e un po’ di conforto. Trascorsi i dieci giorni, Terenziano tornò alla casa minacciando e lusingando i due per tre lunghe ore. Vista l’impossibilità di convincerli ad adorare Giove, li fece decapitare e seppellire in una fossa scavata nella stessa casa, spargendo la voce che erano stati esiliati. Era il 26 giugno del 362.
Crispo, Crispiniano e Benedetta, avendo ricevuto notizia della morte di Giovanni e Paolo, si recarono alla casa dei due fratelli, dove furono sorpresi dalle guardie dell’imperatore e, a loro volta, uccisi.

Sala dell’Orante – Case romane

Dopo questi drammatici eventi, il figlio di Terenziano cadde preda di un’ossessione: aveva continue visione dei due martiri che reclamavano giustizia, tanto che il padre decise di condurlo nel luogo della sepoltura. Qui giunto, il ragazzo riacquistò la serenità.
Il successore di Giuliano l’Apostata, Gioviano (363-364) abrogò la persecuzione contro i cristiani e diede incarico al senatore Bizante di ricercare i corpi dei due fratelli, nella loro casa sul Celio. Quando i resti furono portati alla luce Gioviani ordinò a Bizante e a suo figlio Pammachio di far erigere un luogo di culto sopra la casa – sepolcro, costituito da una tomba capace di ospitare i corpi di Giovanni e Paolo.
Su questo sepolcro fu eretto il piccolo vano della confessio, che successivamente fu inglobato in una basilica detta Celimontana edificata nel 389, basilica che, pur attraverso molti adattamenti, giunge fino ai nostri giorni ed è conosciuta con il nome di basilica dei Santi Giovanni e Paolo al Celio.

Confessio – Case romane

I primi scavi sotto la basilica furono intrapresi nel 1887 dal padre passionista Germano di San Stanislao, rettore della basilica, che calandosi in una delle camere funerarie dell’area presbiteriale, scoprì vasti ambienti sotterranei le cui pareti conservavano, sotto un leggero strato di calce, tracce di pitture antiche. A guidare il padre nell’esplorazione dei sotterranei della basilica era stata, ovviamente, la passio dei due martiri, e il racconto maggiormente sostenuto dalla tradizione.
Nuove indagini archeologiche furono condotte tra il 1913 ed il 1914 sempre dai padri passionisti e nel 1951 ulteriori interventi portarono alla riscoperta dell’intero complesso archeologico.
Il complesso archeologico è molto articolato ed oggi in parte inglobato nella basilica, sia nella zona absidale che nella navatella destra.

Clivus Scauri

Lungo il clivus Scauri, il lato sinistro della chiesa ha riutilizzato la facciata della casa del II secolo dopo Cristo, quella in cui si sarebbero svolti i fatti narrati dalla passio di Giovanni e Paolo, e che, proprio perché inglobata nella chiesa, si è conservata in modo eccezionale, finendo solo in parte ricoperta dalle arcate medievali che scavalcano in questo punto la via.
Per poter inglobare questa costruzione dentro la basilica per altro si possono notare oltre il taglio dell’edificio all’altezza del secondo piano, anche la chiusura delle finestre e delle arcate al pian terreno.
In questo nucleo originale s’identifica una domus con impianto termale privato del II secolo dopo Cristo e un’insula, con portico e tabernae a livello della strada costruita all’inizio del III secolo dopo Cristo proprio lungo il clivus Scauri.
Nel corso del III secolo le diverse unità abitative furono riunificate da un unico proprietario e trasformate in un’elegante domus pagana con ambienti decorati ad affresco.
Tra tutti gli ambienti oggi visitabili, circa una ventina, uno di quelli con maggiore interesse è la così detta sala dell’Orante, dove in un affresco è riprodotta una figura a braccia levate in atteggiamento di preghiera, interpretata come il segno che quegli ambienti fossero utilizzati da una comunità cristiana primitiva.

Case romane – interno

La Confessio, che viene appunto legata al martirio di Giovanni e Paolo, si trova a metà della scala che conduceva ai piani superiori. Anche questo ambiente è decorato con affreschi a tema cristiano, risalenti al IV secolo dopo Cristo.
Alcuni degli ambienti delle domus romane furono utilizzati anche in epoca medievale, tanto che in un settore del portico sono stati messi in luce i resti di un oratorio con affreschi datati tra l’ VIII e il IX secolo dopo Cristo, dove si può ammirare una rarissima rappresentazione della crocifissione del Cristo vestito.
La piazza su cui si affaccia la basilica dei Ss. Giovanni e Paolo è uno dei luoghi più suggestivi della città per la presenza di testimonianze storiche distribuite lungo l’arco di due millenni; per il severo influsso dello stile romanico evocatore di tempi aspri e forti, e infine per il verde ambiente naturale della vicinissima Villa Celimontana.
L’edificio molto danneggiato in occasione dell’invasione di Alarico, 410 dopo Cristo, dovette essere consolidato murando le aperture della facciata e creando due arconi di sostegno sul fianco sinistro. Le distruzioni operate da Roberto il Guiscardo, 1084, portarono alla ricostruzione del convento fatta tra il 1099 e il 1118, all’epoca di papa Pasquale II, dal cardinal Teobaldo il quale avviò anche la costruzione del campanile. I lavori furono portati a termine dal cardinale Giovanni di Sutri il quale, alla metà del XII secolo, ultimò l’elegante campanile ravvivandolo con ceramiche arabo spagnole, collegò campanile e convento con un edificio ad eleganti polifore e creò il portico sul cui architrave lasciò una lunga iscrizione.

Soffitto a cassettoni – Basilica Santi Giovanni e Paolo al Celio

Nel secolo XIII, il cardinale Cencio Savelli, poi Onorio III, costruì sul portico una galleria e aggiunse un anello di arcatelle decorative all’esterno dell’abside.
Attualmente l’aspetto dell’interno è ricco e maestoso anche se non corrisponde all’attesa di chi entra, con gli occhi e lo spirito presi dal carattere romanico dell’esterno, questo perché l’interno è stato oggetto di radicali trasformazioni attuate per adeguare la struttura al gusto dei tempi che mutavano.
Tra queste trasformazioni, ad esempio, il cardinal Cusani fece costruire nel 1518 il bel soffitto a cassettoni, il cardinal Howard nel Seicento fece eliminare il ciborio e schola cantorum cosmateschi e il cardinal Fabrizio Paolucci, tra il 1715 e il 1718, fece operare un totale rinnovamento della chiesa, intercalando le arcate con zone a muratura piena e creando una sobria decorazione a stucco.
Al centro dell’abside si ammira un grande affresco del Pomarancio raffigurante il Redentore in gloria. All’altar maggiore c’è una splendida antica vasca di porfido con decorazioni settecentesche in bronzo dorato. All’interno, Benedetto XIII vi raccolse le reliquie di Giovanni e Paolo, ritrovate nel punto indicato ancora oggi nella navata da una lapide, nel corso di una delle tante esplorazioni condotte nel tempo.


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