Racconti

Vi scrivo da una Roma barricata

Tratto da "Vi scrivo da una Roma Barricata", di M. Bannoni e G. Mariotti, Conosci per scegliere editrice

Pubblichiamo un breve stralcio degli articoli che Margaret Fuller scrisse durante gli ultimi giorni della Repubblica Romana del 1849, e che inviò, quale corrispondente di guerra, al suo giornale il “New York Daily Tribune”.

…..Roma ha subito perdite terribili. Tutte le sue querce meravigliose, tutti i suoi deliziosi giardini, i suoi casini di campagna, pieni di monumenti al genio e al gusto, stanno morendo in nome della difesa. Le case, gli alberi che erano stati risparmiati a Porta San Pancrazio, tutti hanno offerto

Villa Spada - dopo lo scontro tra gli uomini di Manara e i francesi.

Villa Spada – dopo lo scontro tra gli uomini di Manara e i francesi.

riparo al nemico e causato la perdita di così tante vite che i romani si sono ormai rassegnati a quella distruzione a cui avevano cercato di non assistere. Villa Borghese è tutta devastata, la villa di Raffaello distrutta, a Villa Albani gli alberi sono stati tutto tagliati e anche l’edificio, l’ornamento più bello di Roma, dovrà, credo, andare perso. Le imponenti statue di marmo in quel portico dove Winckelmann sedeva e conservava con gran diletto sono già state tolte al loro posto. Villa Salvage con tutti i suoi splendidi affreschi è stata data alle fiamme e quella sponda del Tevere è spogliata delle sue incantevoli piante. Roma non potrà mai riprendersi dalle terribili devastazioni di questi giorni che forse sono solo all’inizio….

….Ma le ferite e gli assalti [scrive la Fuller il 21 giugno] non fanno che infiammare sempre più i difensori. Essi sentono la giustezza della loro causa e la particolare iniquità di questa aggressione. D’altra parte, visto che c’è poco da sperare nell’aiuto umano, lo chiedono a Dio. I sentimenti più nobili sono sulla bocca di tutti e finora gli atti sono assolutamente coerenti con le parole. Alla vigilia del bombardamento uno o due ufficiali andavano in giro con la banda a suonare nelle piazze la Marsigliese e marce romane. Molti gridavano: Guerra! Via la Repubblica romana! Poi gruppi di giovani hanno preso a cantare in coro:

Noi vogliamo sempre quella
Noi vogliamo la libertà.

Suonavano le chitarre, alcuni ballavano. Quando hanno cominciato a cadere le bombe una trasteverina, nobile discendente dell’antica stirpe romana, si è mostrata degna dei suoi avi afferrando una bomba e spegnendone la miccia. Ha ricevuto una medaglia e un premio in denaro.

La villa del Vascello fuori Porta San Pancrazio dopo i combattimenti.

La villa del Vascello fuori Porta San Pancrazio dopo i combattimenti.

Un soldato ha fatto lo stesso a Palazzo Spada dove c’è la statua di Pompeo ai piedi della quale cadde il grande Cesare. E’ stato avanzato di grado. Immediatamente la gente è stata presa dal desiderio di emulazione: armata di pentole piene di terra bagnata, correva dovunque cadevano le bombe per spegnerne la miccia. Le donne raccolgono le palle dei cannoni nemici e le portano ai nostri. Dato che per questo ci sono stati pochi feriti la gente grida: “la Madonna ci protegge dalle bombe, non vuole che Roma sia distrutta”……

…..L’estrema calura di questi giorni è stata molto più deleteria per i romani che per gli assedianti perché appena questi si ammalano sono sostituiti dai nuovi arrivati [….] Il bombardamento è diventato sempre più preoccupante. La casa dove vivo fin dal 20 [giugno] è piena di gente obbligata a fuggire da piazza del Gesù dove la pioggia di fuoco è sempre più fitta. La notte tra il 21 e il 22 siamo stati tutti in allarme fino alle due di mattina per un tremendo cannoneggiamento. Era il momento in cui è stata aperta la breccia dalla quale sono entrati i francesi […] Dopo il 22 giugno il massacro dei romani è diventato ogni giorno più terribile […] Quelli che sono arrivati negli ospedali generalmente erano feriti gravi, quasi tutti soggetti ad amputazioni. Il mio cuore sanguinava ogni giorno sempre di più di fronte a questi spettacoli e non riuscivo a preoccuparmi molto per me anche se ora le palle e le bombe hanno cominciato a cadermi attorno…..

….Sono già due giorni che molte palle di cannone e bombe vengono dirette a questo ospedale [Santo Spirito in Sassia]. Ieri all’una pomeridiana una bomba penetrò nel contigui Ospizio delle Esposte e nell’esplodere ferì una giovane, altre esplosero in aria. Questa mane alle sei varie palle di cannone hanno percosso e forato il muro del cosidetto braccio nuovo senza però recar danno agli infermi. Una del calibro da 24 che venne raccolta sarà posta in questo gabinetto per serbarne perpetua memoria. Continuo è il sibilo che si ode prodotto da quelle che passano sopra il tetto. Tanta è la civiltà e l’umanità parigina che non rispetta sacrosanti luoghi dedicati alla pubblica beneficenza, quell’istesso luogo in cui trovansi i loro fratelli che con tanta carità vengono curati mentre si rinvennero feriti vicino alle prove della loro riconoscenza!!….

San Pietro in Montorio dopo i cannoneggiamenti francesi

San Pietro in Montorio dopo i cannoneggiamenti francesi

…..Avevano indossato tutti la bellissima divisa della legione di Garibaldi, la tunica di panno rosso, il berretto alla greca oppure rotondo con la penna alla puritana. I capelli lunghi che ondeggiavano intorno ai volti risoluti. Tutti apparivano pieni di coraggio. Avevano calcolato i costi prima di imbarcarsi in quella lotta pericolosa; avevano messo sulla bilancia la propria vita e tutti gli interessi materiali in cambio della libertà e avevano fatto la loro scelta.
Partivano perfino dei feriti che a mala pena erano in grado di viaggiare, stesi sui carri insieme ai bagagli. C’era anche Anita: la moglie di Garibaldi lo seguiva a cavallo. E lui, distinto dalla tunica bianca, appariva in tutto e per tutto un eroe del Medioevo: il volto ancora giovane [….] nessun segno di fatica nello sguardo o sulle guance…..

…..Garibaldi salì sulle mura, guardò la strada con un cannocchiale e, non essendovi ostacoli in vista, si voltò per un istante indietro verso Roma, poi si avviò attraverso la porta. Duro era il cuore, impietrito e inaridito l’occhio che non aveva lacrime per quel momento.
Va! Gagliarda legione, segnata dal destino!
La maggior parte di voi sta andando incontro alla morte. E Roma dovrà perdere questi coraggiosi che avevano promesso il suo rinnovamento e glielo avrebbero dato se non fosse stato per la perfidia, per la forza di sopraffazione di un intervento straniero…..

…..[9 luglio] Sono stata colpita più che mai dall’eroico valore del nostro popolo: lasciatemelo chiamare così d’ora in poi, perché ovunque potrò andare una gran parte del mio cuore rimarrà sempre in Italia . Spero che i suoi figli mi riconoscano sempre come una sorella, anche se non ho tratto qui il mio primo respiro…..

Trasteverina uccisa da una bomba - Gerolamo Induno

Trasteverina uccisa da una bomba – Gerolamo Induno

……Sono poi entrata nel campo francese, tutto tracciato e scavato come un alveare. Un paio di gambe scheletriche sporgevano dal terrapieno di una trincea. Sotto, un cane aveva raspato via il sottile strato di terra dal corpo di un uomo e l’aveva lasciato scoperto, disteso supino, tutto vestito. Il cane lo fissava con un’aria di frastornato stupore…..
[Tratto da “Vi scrivo da una Roma Barricata”, di M. Bannoni e G. Mariotti, Conosci per scegliere Editrice; Roma, 2012, 252 p., Euro 18,00
ISBN 978-88-903772-7-3 ]

Margaret Fuller fu una giornalista americana che, allevata allo studio delle materie classiche, appena potè si fece inviare dal suo giornale il “New York Daily Tribune” in Europa. Lo scopo era quello di vedere da vicino le profonde trasformazioni dell’Europa di metà ottocento e di inviare articoli su questo tema. A Londra incontra Mazzini. Ne resta ammirata. Mazzini le consiglia di venire in Italia se vuole davvero capire cosa sta accadendo in Europa. Così dopo aver visitato le principali città italiane (Genova, Firenze, Venezia, Napoli), Margaret Fuller si fermerà a Roma intrecciando la sua vita personale e quella professionale per sempre con la storia di Roma e della Repubblica Romana del 1849.
I suoi articoli sulla Roma di metà ottocento e sulla Repubblica Romana, sono tutto ciò che rimane di questa donna.
In seguito alla caduta della Repubblica Romana infatti la Fuller lasciò Roma insieme al marito e al loro figlio per poter ritornare in America, ma un naufragio a largo delle coste americane, quando già la città di New York appariva all’orizzonte, pose fine alla sua vita e a quella della sua famiglia.


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