Una dolce vita?

“Una dolce vita? Dal Liberty al design Italiano. 1900-1940” è il titolo dell’affascinante mostra in corso al Palazzo delle Esposizioni che visiteremo insieme il prossimo 9 gennaio 2016.

Panciotto per Fedele Azari - Fortunato Depero

Panciotto per Fedele Azari – Fortunato Depero

La dolce vita del titolo non ha naturalmente nulla a che vedere con via Veneto e con la Roma degli anni Sessanta, ma si rifà piuttosto a quel periodo storico, artistico e sociale che va sotto il nome di Belle Époque: epoca bella, dunque, o vita dolce. Un’espressione che sottolinea la voglia di vivere e l’ottimismo di una fase storica che paradossalmente risulterà invece una delle più tormentate e tragiche della storia dell’umanità. L’arco temporale della mostra si apre con l’Età giolittiana, a pochi decenni dall’unificazione italiana e da quei fermenti politico-sociali che percorsero l’Europa intera facendo tremare e incrinare le fondamenta di tutti gli imperi; e copre, nei quarant’anni indicati dal titolo, tragedie immani come la Prima guerra mondiale, la depressione americana, l’avvento di fascismo e nazismo e lo scoppio della Seconda guerra mondiale con tutti gli orrori che conosciamo.

Che senso può avere allora, sembra chiedersi la mostra, parlare di “dolce vita” e prima ancora di Belle Époque?

Vaso a bulbo - Galileo Chini

Vaso a bulbo – Galileo Chini

Innanzitutto fu un periodo caratterizzato da un gran numero di straordinarie innovazioni tecniche e tecnologiche che cambiarono in meglio la vita di intere popolazioni. Nel breve volgere di pochi anni l’illuminazione elettrica pubblica delle strade venne a sostituire quella a gas (in Italia prima a Torino e poi a Milano) rendendo più sicure le strade ed allungando così le serate della società borghese, che riempie i teatri di prosa e soprattutto quelli dell’opera.

In un rincorrersi di invenzioni inimmaginabili fino a pochi anni prima, arrivano poi l’automobile, il cinema, la radio, la macchina per scrivere, i manifesti pubblicitari, l’aeroplano. I grandi transatlantici – di cui il Titanic sarà la tragica epitome – avvicinano le due metà dell’Occidente, il mondo intero è a portata di mano.
I nuovi mezzi di comunicazione, soprattutto il cinema e la radio, portano anche alla nascita di un “tipo” umano fino allora sconosciuto: il divo. È un divo, per esempio, Gabriele D’Annunzio, il primo letterato italiano a diventare “personaggio”. Leggere Il Piacere diventa un must, e le pose eccentriche e teatrali del suo autore sono un modello e un’ispirazione per borghesi e aristocratici di successo che cercano di essere alla moda. Ed è un divo anche Giacomo Puccini, il compositore del momento, acclamato dal mondo intero. Con La Bohème consacra uno stile di vita nuovo, più libero, all’insegna dell’arte e del rifiuto delle convenzioni; con La Fanciulla del West – che non a caso debutta in America, al Metropolitan di New York – inventa il musical in stile western.

Vaso a murrine con sostegno in ferro battuto - Umberto Bellotto

Vaso a murrine con sostegno in ferro battuto – Umberto Bellotto.

La vita migliora e si allunga un po’ per tutti, anche grazie ai progressi della medicina: dalla scoperta dei vaccini alla diffusione della pasteurizzazione, all’introduzione dell’anestesia nelle operazioni chirurgiche, si direbbe davvero che medici e scienziati siano a un passo dal dare scacco alla morte.
Tra le manifestazioni che meglio sintetizzano quest’epoca – o meglio, questa Belle Époque –, le Esposizioni Universali esaltano le magnifiche sorti e progressive del cammino dell’umanità, lasciando a bocca aperta le folle che gremiscono gli stand avveniristici e ammirano le grandiose costruzioni erette per l’occasione come il Crystal Palace a Londra o la Tour Eiffel a Parigi.

Ma se da un lato la vita sorride e si sorride alla vita, il mondo occidentale è percorso anche da fortissime tensioni sociali portate dalla seconda rivoluzione industriale e dall’avvento di un capitalismo più che mai aggressivo e spietato. L’America sprofonda nella Depressione, il crollo dell’impero asburgico spinge l’Europa centrale verso il baratro e l’orrore della miseria, con le conseguenze che sappiamo. L’Italia giolittiana constata il tradimento delle tante promesse sbandierate dal Risorgimento e da chi – Garibaldi su tutti – aveva prospettato l’unificazione del paese come soluzione di tutti i mali, compresi i secolari problemi del mezzogiorno. I contadini che avevano sperato nella riforma agraria vedono crollare ogni illusione, gli operai non possono permettersi nemmeno quei generi di prima necessità che concorrono a produrre.

Pupazzo Campari - Fortunato Depero

Pupazzo Campari – Fortunato Depero

Le manifestazioni di piazza sono ormai inevitabili: le più note, “le proteste dello stomaco” che scuotono Milano nel 1898, si concludono tragicamente con l’intervento dell’esercito voluto da re Umberto I. Il generale Bava Beccaris ordina di aprire il fuoco sulla folla: è un bagno di sangue, il cui bilancio definitivo non fu mai comunicato ufficialmente.

E poiché il mondo si è fatto più piccolo e più vicino, per sfuggire alla fame si parte per le Americhe. Interi paesi si svuotano, nel sud ma non solo, per stivarsi nei sovraffollati comparti di terza classe dei transatlantici e raggiungere gli Stati Uniti, certo, ma anche Canada, Argentina, Venezuela, Brasile. Mete sognate di viaggi in cui rassegnazione e speranza, disperazione e incrollabile ottimismo si mescolano e si confondono.

Quest’era di paradossi e di contrasti non poteva non trovare un riscontro nell’arte. In Italia, in particolare, sembra prevalere l’ottimismo ad ogni costo – anche a quello, magari, di chiudere un po’ gli occhi per non vedere. Il desiderio, anzi la convinzione che tutto andrà per il meglio. E l’arte diventa Nouveau, diventa Liberty.
Si reagisce all’algido rigore del neoclassicismo con un ritorno vigoroso della linea curva e sinuosa spesso ispirata direttamente dalla natura: fiori, tralci di foglie, ramages e animali entrano nella decorazione delle architetture e non solo. Ma il mondo dell’arte incontra – ed è la prima volta che accade – anche quello dell’industria: le arti applicate, fino a quel momento considerate di secondo piano, conquistano il centro della scena.
Oggetti di uso quotidiano, sedie, tavoli, divani, piatti, bicchieri ma anche abiti, giocattoli, strumenti musicali diventano “oggetti d’arte”, atti non solo a svolgere una funzione ma anche ad assolvere il ruolo di oggetto d’arredo così come oggi ancora lo intendiamo.
Dal liberty e dalle sue sinuose rotondità nasce il design, e in particolare il design italiano, con le prime firme che ne fanno un’eccellenza ammirata ancora oggi dal mondo intero: da Depero a Balla, Bugatti, Cambellotti fino a Gio Ponti. Una forma di creatività inarrestabile che nemmeno la Bahaus e il razionalismo riuscirono completamente a soffocare.
La bellissima mostra allestita presso il Palazzo delle Esposizioni ci proietta direttamente in questa atmosfera di genialità: oggetti, colori, forme sempre nuove e sorprendenti che comunicano quel senso di meraviglia che è una delle caratteristiche di quest’epoca, come di chi ammiri uno spettacolo di fuochi d’artificio in una notte limpida d’estate.


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