Archeo

Scoperte e sorprese
sotto via del Corso

I sotterranei di Santa Maria in Via Lata e San Lorenzo in Lucina

A due passi una dall’altra, due chiese nascondono nei loro sotterranei straordinari inserti di Roma antica e medievale. Si tratta di Santa Maria in Via Lata, praticamente addossata a Palazzo Doria Pamphilj lungo via del Corso. E poco più in là, in direzione di piazza del Popolo, ecco San Lorenzo in Lucina nell’omonima, elegantissima piazza. La prima, che ha ereditato l’antica denominazione di via del Corso, richiama, per certi versi, la basilica di San Clemente. Nei suoi sotterranei infatti si incrociano vicende storiche e religiose di duemila anni: dai resti di una casa di due piani (insula) e di un portico dell’antica Roma alla spiritualità dei monaci orientali che dal VII all’XI secolo qui hanno vissuto trasformando l’insula in diaconia. Infine, la crypta che conserva le testimonianze dell’antica devozione dei cristiani che sin dai primi secoli vi hanno venerato la casa dell’evangelista Luca, l’ospitalità di Pietro, primo papa, e la prigione di Paolo di Tarso. Diviene chiesa vera e propria tra il 687 e il 701, durante il pontificato del papa siriano Sergio I.

Tutti i sotterranei di Santa Maria in Via Lata  sono ornati di affreschi raffiguranti santi acclamati, l’orazione di Gesù nell’orto, la storia dei Sette Dormienti di Efeso, il giudizio di Salomone. Nel 1049, ecco un nuovo cambiamento: sulla cripta viene costruita la chiesa superiore.

Nel 1960 l’Istituto centrale del restauro ha staccato e restaurato parte degli affreschi medievali per sottrarli alla grande umidità dei sotterranei: questa operazione ha portato alla luce altri dipinti, affrescati su uno strato di intonaco sottostante a quello visibile. Oggi quegli affreschi, di straordinaria importanza per lo studio della cultura figurativa altomedievale romana, sono esposti nella Crypta Balbi.

sotterranei di san Lorenzo in LucinaA

Sotterranei – San Lorenzo in Lucina

Dal 1658 al 1661, durante il pontificato di Alessandro VII, inizia un’altra fase ancora: il grande architetto e pittore Pietro da Cortona costruisce l’atrio e la facciata della nuova chiesa barocca con il loggiato superiore a serliana (elemento architettonico composto da un arco a tutto sesto affiancato simmetricamente da due aperture sormontate da architrave) e realizza anche l’accesso alla cripta direttamente dall’atrio della chiesa con due scale simmetriche, per favorire il pellegrinaggio al luogo ritenuto abitazione di Luca, di Paolo e di Pietro.

Lasciata Santa Maria in Via Lata si procede per San Lorenzo in Lucina, dove diverse campagne di scavo condotte tra il 1982 e il 2000 hanno riportato alla luce un ambiente esterno alla navata attuale detta Sala dei Canonici: qui, accanto ai resti della vasca circolare di un battistero paleocristiano, è stata rinvenuta anche una vasca quadrangolare più piccola, la cui destinazione non è chiara. I muri di sostegno della navata, il cui pavimento fu rialzato nel 1598, poggiano sul pavimento di un edificio del II secolo, riconvertito verso il IV in un’insula di cui si riconosce una scala che sale al piano superiore; l’ipotesi è che vi sorgesse la proprietà di una matrona, Lucina, che mise a disposizione della comunità cristiana lo spazio di culto. Da cui il titulus Lucinae.

Bernini, busto di Gabiele FonsecaA

Gabriele Fonseca – Bernini – San Lorenzo in Lucina

All’interno di San Lorenzo in Lucina è conservata la grata con la quale, secondo la tradizione, fu martirizzato il diacono Lorenzo. Quali che siano state le vicende dei successivi adattamenti, la chiesa conserva ancora oggi l’impianto fondamentale che le venne dalla ricostruzione in forma basilicale curata da Pasquale II (1099-1118).

Fra le cappelle, merita particolare attenzione la quarta a destra, che è opera di Gian Lorenzo Bernini per la famiglia del medico di Innocenzo X, Gabriele Fonseca, il cui busto, estremamente espressivo, è direttamente della mano del grande artista.

Di grande interesse è l’altar maggiore disegnato da Carlo Rainaldi con sei colonne scanalate corinzie di marmo nero antico, mentre a dominare l’altare sta l’eccezionale pala di Guido Reni raffigurante il Crocefisso. Fra i monumenti funebri prevale per interesse quello di Nicolas Poussin che Chateaubriand fece erigere nel 1830 in memoria del grande pittore paesaggista, sepolto nella chiesa.

Nella zona retrostante la chiesa e l’attiguo palazzo conventuale si trovava probabilmente l’Orologio solare, costruito da Augusto nel centro di una zona di giardini e consacrato al culto del dio sole, nell’ambito della sistemazione monumentale da lui realizzata in questo punto del Campo Marzio.


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